La Corte boccia la laurea breve
Ma a Bergamo meno abbandoni

Secondo la Corte dei Conti il cosiddetto sistema di studio 3+2, incentrato sulla laurea breve e la successiva specialistica, «non ha prodotto i risultati attesi nè in termini di aumento dei laureati né in termini di miglioramento della qualità dell'offerta formativa»: il severo giudizio sul modello accademico introdotto nel 1999 è contenuto nel Referto sul Sistema Universitario.

Situazione completamente diversa per quanto riguarda l'Università di Bergamo. Il rettore, prof. Stefano Paleari sottolinea anzitutto che la «valutazione della Corte dei Conti è di carattere generale e riguarda l'intero sistema italiano, ma non considera gli elementi specifici delle singole realtà». All'Ateneo di Bergamo si registra infatti un incremento dei laureati e una riduzione della dispersione».

A livello nazionale, per i magistrati dell'organo costituzionale è significativo che «a fronte di una dato sostanzialmente stabilizzato del numero degli iscritti, nell'ultimo quinquennio, su un valore di poco superiore a 1.800.000 unità» sia stata riscontrata «rilevante la cifra relativa agli abbandoni dopo il primo anno pari (nell'anno accademico 2006-2007) al 20%, un valore sostanzialmente analogo a quello degli anni precedenti la riforma degli ordinamenti didattici». Il 3+2 avrebbe prodotto un «sistema incrementale di offerta, con un'eccessiva frammentazione delle attività formative e - continua la Corte di Conti - una moltiplicazione spesso non motivata dei corsi di studio, passati dai 2.444 dell'anno accademico 1999-2000 ai 3.103 dell'anno accademico 2007-2008».

A partire dall'anno accademico 2008-2009 si sarebbe, tuttavia, generata «una certa inversione di tendenza - sottolineano i magistrati contabili - in conseguenza dei decreti di riforma del 2004 e del 2007 con un decremento rispetto all'anno precedente del 7,4% per i corsi di I livello, e del 2,6% per i corsi di II livello». Tendenza che la Corte dei Conti considera replicabile per l'anno accademico in corso. Tra i limiti emersi con l'approdo della laurea breve negli atenei italiani, i magistrati hanno anche rilevato l'ascesa del «fenomeno dell'incremento delle sedi decentrate e il peso via via crescente assunto dai professori a contratto esterni ai ruoli universitari».

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