«La guerra negli scritti di mio bisnonno
Sfilerò orgoglioso per lui con gli alpini»

Carlo Bonacina,13 anni, frequenta la scuola media Sacra Famiglia di Comonte, Quest'anno, come tanti suoi coetanei, ha cominciato a studiare la seconda guerra mondiale. “Uno degli ultimi argomenti di storia - ha pensato - poi passeremo a fatti che più ci coinvolgono. Perché la storia racconta avvenimenti accaduti tanto tempo fa a persone ormai morte che non abbiamo conosciuto e che, per quanto straordinarie, non fanno parte della nostra sfera affettiva”.

Ma questo modo di pensare è cambiato radicalmente quando da un vecchio scatolone, la nonna ha estratto un plico di fogli giallastri, scritti non al computer, con dei caratteri irregolari e pieni di correzioni. “Sono i ricordi della ritirata dalla Russia scritti da suo papà, il mio bisnonno Angelo – dice Carlo che ha scritto una lettera alla nostra redazione -. Insieme a mia madre decidiamo di trascriverli per tenerli come ricordo. Mentre il lavoro prosegue la storia diventa parte della mia famiglia. Ciò che accade mi riguarda più da vicino, mi sento anche io partecipe di quella marcia di quelle sofferenze. Tra quei soldati che combattono ci sono gli Alpini, c'e il mio bisnonno che ha fame, freddo, paura ma lotta con tutte le sue forze. Non è un supereroe come Rambo, non imbraccia un mitra e annienta un esercito senza farsi un graffio. E' un eroe che combatte piangendo, che aiuta le donne russe spaccando la legna, che sorride vedendo una stalla e ripensando a casa sua. Il mio bisnonno era un Alpino e quest'anno sfilerò con loro perché mi sento orgoglioso di lui e dei suoi compagni. Sono stati tutti degli eroi.

“Il mio bisnonno ce l'ha fatta è tornato da quella guerra con le dita delle mani e dei piedi congelate, ma è tornato”, conclude Carlo che ha voluto spedire alcune pagine scritte da suo bisnonno (il testo è nell'allegato).

Angelo Manenti, nato a Martinengo il 26 dicembre 1914 morto il 26 dicembre 1973, era il quinto di una famiglia di contadini mezzadri e per eliminare una bocca da sfamare venne mandato in collegio per diventare prete. A ventitre anni la chiamata alle armi gli fa abbandonare gli studi per recarsi in Veneto per l'addestramento. Qui incontra la mia bisnonna (che è ancora viva) e si sposano. Dopo pochi mesi lui deve partire con la 618° COMPAGNIA OSPEDALE DA CAMPO.

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