Oggi tredici preti novelli:
in Cattedrale l'ordinazione

Sono tredici i preti novelli bergamaschi dei quali oggi alle 17, nella Cattedrale di Città Alta, si celebra l'ordinazione sacerdotale. Sono giovani tra i 25 e i 36 anni. Nelle loro storie percorsi diversi: il cuoco, l'alpino, il matematico. A tutti è giunto l'augurio del vescovo Beschi: «Entrate in una fraternità non solo umana, ma soprattutto evangelica. Molti vi guardano: non siete una specie rara e protetta, e nemmeno in via di estinzione».

«Questa è una classe un po' speciale» si è lasciato scappare uno dei loro assistenti spirituali, sotto rigoroso anonimato. Non perché sono 13: parecchi, in tempi in cui la vocazione del prete - a leggere certi giornali - sembra quella di un uomo represso.

Incontri questa «squadra» di ragazzi durante una solenne concelebrazione eucaristica presieduta dal vescovo Francesco Beschi, e hai subito l'impressione opposta: c'è, come in tutti, qualche fatica vissuta, qualche dolore di cui forse non parlano davanti a un microfono ma la cosa più evidente è che sono dei ragazzi contenti.

Hanno voglia di scherzare, stanno bene assieme, sono felici di realizzare quello che chiamano il «sogno» - dicono proprio così - della loro vita. Sandali francescani o scarpe sportive ai piedi, pile griffati, camiciole colorate, sono esattamente come tutti i loro coetanei, tranne qualcosa nello sguardo: difficile definirlo, ha l'aria di essere una convinzione profonda, un obiettivo chiaro, forse ancora di più: una passione.

Sono «una sorpresa» ha detto il vescovo Francesco accogliendoli tra i sacerdoti di Bergamo. «Una sorpresa dell'amore di Dio». Monsignor Beschi questa settimana è stato quasi sempre con questi 13 «ultimi arrivati», tutti i giorni in ritiro con loro. Come se il punto della questione oggi per la Chiesa fosse proprio qui, in questo «diventare preti» che è difficile, provocatorio ma in fondo anche normale: «In questo tempo molti vi guardano» ha detto loro il vescovo: «Non siete una "specie rara o protetta", e nemmeno "in via d'estinzione"».

Non sono neanche una specie umana separata, si direbbe: un cuoco, un falegname, un uomo di legge (lo chiamano «l'avvocato»), uno che ha fatto l'alpino, alti e bassi, grassi e magri; uno è nato a Lecco e uno a Grosseto, uno è un tipo di montagna che non vorrebbe neanche parlare, l'altro è cresciuto in città e voleva diventare un matematico. Qualcuno è entrato in seminario quasi da bambino, qualcun altro ha lasciato per strada una ragazza: «Niente di lungo e di rilevante però», «non ho mai pensato, seriamente, di sposarmi».

Colpisce l'umiltà, la semplicità di questi giovani preti: gente che avanza «senza fare grande cinema», ma decisa. Li vedi nelle foto con cui presentano se stessi su Alere, la rivista del Seminario, che giocano a pallone con tanto di sponsor sulla maglia, ai fornelli con addosso un grembiale, sugli sci con un gruppo di amiche, accanto a una costosissima Ferrari; poi rieccoli tutti serissimi in talare, sorridenti assieme a monsignor Pezzoli, il rettore, schierati sotto casa del vescovo.

Per spiegare la loro vocazione citano la Lettera ai Galati ma anche Jovanotti, i Green day e il teologo protestante Bonhoeffer, il vescovo Amadei e il pittore spagnolo Mirò. La pasta, insomma, è quella di tutti, eppure il risultato è diverso: questione di lievito, forse.

Leggi di più negli allegati

La cerimonia sarà trasmessa in diretta su BergamoTv a partire dalle 17

© RIPRODUZIONE RISERVATA