Anche Malpaga guarda al futuro:
bottege, abitazioni e un hotel

Obiettivo 2015 anche a Malpaga, dove il castello e il suo borgo sono un tesoro verso la svolta, con imprenditori pronti a raccogliere la sfida e a non lasciarsi scappare le chance. Nel progetto «100 cascine», evento collaterale che garantirà visibilità ad alcune delle più belle aree a tutela ambientale del territorio lombardo, c'è anche Malpaga.

Il borgo è da recuperare. La soluzione? Riempire gli antichi spazi di funzioni nuove, senza rinnegare il passato. Alla Malpaga Spa, società proprietaria dal 1982, lo sanno bene. Un progetto come questo, interamente privato (ma portato avanti in accordo con il Comune e la Soprintendenza), deve essere in grado di camminare con le sue gambe. Anche economicamente.

Quindi, dopo che qualche anno l'ipotesi che comprendeva un golf club è finita in un nulla di fatto, ecco un nuovo piano da 60 milioni di euro. In base alla convenzione siglata l'anno scorso con l'amministrazione di Cavernago, tutto sarà ultimato entro il 2019. Ma alcuni frutti, come la nuova sede dell'Osteria del castello e il recupero di una parte della corte ad albergo di charme, sono attesi ben prima, nel 2015.

Il progetto, affidato all'architetto Francesca Marsan e vagliato dalla Soprintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio, è complesso e basato sulla completa ecosostenibilità. Il castello vero e proprio, già oggi ben conservato, non muterà vocazione: oggetto di visite guidate, ospiterà eventi di alto livello, mostre o convegni a tema.

Nel borgo che gli fa da corona ci saranno botteghe d'artigianato e di prodotti tipici, un albergo di charme (ingresso a Sudest, una ventina le stanze ipotizzate) e (forse) un ristorante di alto livello. L'Osteria del castello già esistente sarà spostata all'intero della corte, mentre negli spazi liberati dopo il trasloco e in quelli vicini si ricaveranno residenze per una cinquantina di famiglie.

L'aia sarà completata con la ricostruzione di una cortina danneggiata dal maltempo: in uno spazio suggestivo (le volte saranno chiuse da vetrate che non ne snatureranno il sapore agricolo) troverà spazio il terziario leggero, soprattutto studi di professionisti. Nelle strutture più vicine alla chiesa ci sarà spazio per la convegnistica.

Ma non è tutto: leggi di più su L'Eco di Bergamo del 16 giugno

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