Città Alta: con il «caro-suolo»
a rischio il mercato del venerdì

Il nuovo regolamento sull'occupazione del suolo pubblico, con relativo aumento delle tariffe, ha fatto la sua prima vittima. È il mercato rionale di Città Alta, quello del venerdì mattino per intenderci. Che non è ancora morto del tutto, ma poco ci manca: dai 5 banchi di qualche mese fa è passato infatti agli attuali due barra tre. Niente pesce, niente alimentari, niente abbigliamento. Solo frutta, casalinghi un po' di gastronomia e scarpe. In un quartiere dove i negozi di vicinato si contano ormai sulle dita di due mani, davvero un brutto colpo. Soprattutto per i residenti storici che saranno anche pochi, ma ci sono e ormai da tempo si trovano a fare i conti con una realtà lontanissima dalle loro esigenze.

L'ordine del giorno presentato da Francesco Alleva (Lista Bruni) e approvato martedì sera in terza Circoscrizione (trovando pure qualche voto tra i consiglieri di centrodestra dato che solo Daniele Lussana ed Emanuela Sancinelli, entrambe Pdl, si sono astenuti) parte proprio da qui e cioè dalle ripercussioni sul piano sociale.

«Dopo la chiusura dell'esercizio di via Gombito – si legge – in Città Alta non esistono più minimarket e negozi di alimentari, è ovvio che il servizio garantito dal mercato in piazza della Cittadella, anche se per un solo giorno la settimana, risulta molto più che utile. Il discorso si estende poi al mercato organizzato dalla Coldiretti la prima domenica di ogni mese in piazza Mascheroni, oltre naturalmente al Mercantico anch'essi destinati a subire le ripercussioni delle nuove tariffe del suolo pubblico che, per quanto riguarda i principali mercati della città, sono aumentate del 40 per cento».

Sotto accusa è proprio lui: quel regolamento approvato nei mesi scorsi dopo un tiramolla tra i rappresentati dei commercianti e l'amministrazione comunale durato alcune settimane.

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