I pendolari contro i tagli:
«Ora si punti sull'efficienza»

«Ormai è quasi fatta. Le Regioni, nonostante le eclatanti proteste di alcuni Presidenti regionali, con le plateali quanto sterili minacce di rimettere le deleghe, pare che finiranno per accettare i tagli imposti dal governo, accontentandosi forse di qualche sconticino e di qualche promessa. Tuttavia, se la posizione di Tremonti, certamente contraddittoria rispetto a solo pochi mesi fa in cui aveva irresponsabilmente dispensato incentivi a pioggia ai consumi, in certi casi al limite del voluttuario, rimane ragionieristicamente rivolta a difendere le cifre della manovra, quella dei Governatori sembra non capire che è venuta l'ora di cambiare registro, modo e metodo di gestire i soldi che sono anche nostri. Per quanto riguarda noi pendolari, la manovra nasce con criteri logici chiaramente di stampo ragionieristico e di corto respiro che, anche se attuata in misura ridotta rispetto ai dati inizialmente previsti, è destinata a mettere in ginocchio l'intero sistema del trasporto pubblico locale, generando inevitabilmente più costi sociali, maggiore inquinamento e congestione stradale con un grave impatto sulla salute dei cittadini».

Con queste parole i Comitati dei pendolari della Lombardia, compreso il Comitato pendolari bergamaschi, spiegano la situazione dei trasporti ferroviari attraverso un comunicato: «A nostro avviso, l'unico modo intelligente e razionale per salvare il trasporto pubblico locale, è quello di incentivare le efficienze, i risparmi di sistema, il mercato, e tale obiettivo non può che passare da un rafforzamento delle deleghe regionali nei trasporti e da una maggiore partecipazione degli utenti, ed in particolare di noi pendolari che ne siamo vitali fruitori. Occorre che, da parte delle Regioni, sia fatta una scelta precisa ed inequivocabile a favore del trasporto pubblico, con una assunzione piena di responsabilità per gestire meglio e con maggiore efficienza tutte le risorse dei trasporti. In particolare, le Regioni devono poter giocare “a tutto campo” nel difficile ma necessario riequilibrio tra la maggiore efficienza sociale, economica ed energetica dei trasporti pubblici rispetto alle inefficienze del trasporto privato».

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