Al Tempietto di Santa Croce
gli affreschi tornano a risplendere

Novità nei lavori di conservazione programmata del Tempietto di Santa Croce, l'edificio romanico che è anche la chiesa più antica della città, posto tra la Basilica di Santa Maria Maggiore e la sede della Curia vescovile: completati i lavori di conservazione e recupero degli affreschi interni, oltre a interventi di pulizia ulteriore su alcuni paramenti esterni e sulla copertura del tempietto, lavori eseguiti grazie anche a un contributo della Fondazione Cariplo.

Sono praticamente dieci anni, dal Giubileo del 2000, che l'attenzione della Curia vescovile - se ne occupa in modo particolare monsignor Stefano Maffioletti, economo della Curia - è rivolta alla riscoperta e valorizzazione di questo tempietto che ha riservato già diverse interessanti sorprese ed altre ancora potrebbe nasconderne.
Da dieci anni direttore dei lavori è l'architetto Pino Calzana. Man mano si lavorava sono stati riportati alla luce parecchi tasselli archeologici che risalgono all'epoca paleocristiana, precedenti alla costruzione di Santa Maria Maggiore. L'origine dell'edificio risale a un'epoca compresa tra il X e l'XI secolo. La caratteristica principale di Santa Croce è la pianta centrale, una tipologia che trova precisi riscontri con altri monumenti fondamentali del romanico lombardo, vedi San Tomè ad Almenno San Bartolomeo. Tutta l'area venne interrata verso la fine del Cinquecento. Il lavoro prezioso di questi ultimi dieci anni ha riportato alla luce una parte sotterranea che continua a suscitare interrogativi.

In questi giorni sono arrivati a conclusione i lavori di recupero degli affreschi interni, eseguiti dalla RestArt di Nicola Donadoni, di Albino. A breve saranno tolti i ponteggi esterni per la ripulitura del tetto e il tempietto riapparirà in tutta la sua bellezza. Grazie alle passerelle in metallo realizzate già un anno fa, l'ingresso nell'area sarà consentito ai visitatori, che - appena tolte le impalcature - potranno ammirare da vicino questa chiesetta documentata già nel 1133 e indicata come cappella del vescovo nel 1169.

Ma i lavori non terminano certamente qui. Altri obiettivi sono l'illuminazione esterna del tempietto e anche della parte interna sottostante, nonché la eventuale prosecuzione di indagine per eventuali resti di epoca romana.

Per saperne di più leggi L'Eco di Bergamo del 9 agosto

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