Cronaca
Lunedì 15 Settembre 2003
Sciopero della spesa: acquisti ridotti del 30%
Sciopero della spesa: acquisti ridotti del 30%Uno sciopero della spesa è stato indetto per oggi dall’Intesa dei consumatori per protestare contro l’inarrestabile aumento dei prezzi, saliti alle stelle con l’avvento dell’euro. LL’obiettivo è quello di «salvare il portafoglio almeno per un giorno», ma anche di testimoniare la generale insofferenza delle famiglie per il carovita e di «incalzare il governo a compiere una decisa inversione di rotta in tema di politica economica».
Spesa ridotta di un terzo questa mattina per lo sciopero degli acquisti proclamato dall’Intesa dei consumatori. In base ai primi dati raccolti dalle quattro associazioni (Adoc, Adusbef, Codacons e Federconsumatori) che hanno organizzato la mobilitazione, nelle principali città italiane lo shopping è diminuito tra le 9 e le 11 di circa il 30%. In linea con la media nazionale anche la partecipazione nella Bergamasca: almeno il 30% dei cittadini ha aderito totalmente all’iniziativa, ma molti di più sono quelli che hanno rinunciato parzialmente a fare spese. Acquisti diminuiti del 35% a Roma, del 32% a Milano, del 30% a Firenze, del 32% a Bologna, del 33% a Bari e del 37% a Palermo. Le città che hanno aderito con maggiore decisione sono Torino con diminuzione del 39% e Napoli (-42%).
Quella di oggi è stata la terza giornata di sciopero della spesa indetta dall’Intesa dei Consumatori. In città, le associazioni dei consumatori si sono date appuntamento al Quadriportico del Sentierone per sensibilizzare i cittadini. A livello nazionale, invece, lo sciopero ha raggiunto il suo culmine nel presidio organizzato dalle associazioni a Piazza Montecitorio di fronte al Parlamento. Cinque le proposte fatte al Governo: istituzione di un’Autorità nazionale dei prezzi, convocazione delle Associazioni dei consumatori in vista del dibattito sulla Finanziaria 2004, moratoria per un anno delle tariffe dei servizi pubblici a carattere nazionale e locale e sull’imposizione fiscale dei Comuni, creazione di osservatori locali per prezzi e tariffe e conseguente informazione capillare ai consumatori, sanzioni in caso di eccesso di rialzo dei prezzi e agevolazioni per i piccoli esercizi commerciali facilitando i gruppi di acquisto.
Lo sciopero dei consumatori è cominciato fin dal mattino con la rinuncia a fare colazione al bar, poi è proseguito per tutta la giornata: uso limitato del telefono cellulare, pranzo portato da casa senza acquistarlo fuori, rimandati gli acquisti di scarpe o capi di abbigliamento e almeno per una sera niente cinema nè teatro.
Secondo l’Adiconsum per molti prodotti si è verificato in questi anni il cambio automatico da mille lire a un euro e così, per esempio, il prezzo delle ciliegie è passato da 4-6.000 lire a 4-7 euro al chilo, quello delle pesche da 1.500-2.000 lire a 1,50-2,50 euro e nei ristoranti il prezzo di una cena è praticamente raddoppiato, da 35.000 lire a 35 euro. Lo stesso vale per i capi d’abbigliamento, per le operazioni bancarie e per il corredo scolastico.
Alla giornata di sciopero hanno dato la loro adesione numerose associazioni, tra cui la Fabi (Federazione autonoma bancari), la Confederazione italiana agricoltori e la Coldiretti, tutti i sindacati confederali, in particolare la Cisl Lombardia, e anche alcuni gruppi politici, come i Ds bergamaschi.
(16/09/2003)
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