Via Berizzi e via Magrini:
dopo gli spacciatori i vandali

È un «supercondominio» nuovissimo, ma che proprio non riesce a risolvere la questione sicurezza. Stiamo parlando del complesso residenziale «Galileo», tra le vie Magrini e Berizzi, dove si verificano continui episodi di microcriminalità.

È un «supercondominio» nuovissimo, che si è popolato in questi ultimi anni, ma che proprio non riesce a risolvere la questione sicurezza. Stiamo parlando del complesso residenziale «Galileo», situato nella zona sensibile tra le vie Magrini e Berizzi, a pochi passi da via San Bernardino, dove si verificano continui episodi di microcriminalità. Il problema era stato sollevato già dall'inizio del 2009, quando i primi trenta residenti che si erano insediati nel complesso avevano sollecitato l'assessore Dario Guerini della Giunta Bruni a controllare maggiormente la zona. Da quel momento, con l'arrivo di tantissime altre famiglie, le vicissitudini sono continuate e, di pari passo, anche le proteste. Le famiglie del nuovo complesso, stanche di questa situazione, hanno inviato una lettera alle forze dell'ordine e ai media orobici: «Lo scorso luglio abbiamo fatto sapere a tutti del degrado in cui ci trovavamo – si legge –. Nuova area residenziale, nuovi spazi verdi, nuove strade, ma anche nuova criminalità: senzatetto, perdigiorno, tossicodipendenti e spacciatori. Erano iniziati i primi controlli e la situazione sembrava essere migliorata. Poi la polizia e i carabinieri non si sono più visti e sono arrivati anche i vandali. Ebbene sì, il Comune di Bergamo realizza nuove opere di urbanizzazione, si accorda pure con l'università per dare nuovi alloggi in questo complesso agli studenti, ma alla fine lascia le sue strutture completamente incustodite. Che senso ha creare un'area verde e lasciarla abbandonata e degradata, così come realizzare una grande piazza pubblica a uso privato e non pensare di monitorarla lasciandola alla mercè di chi negli ultimi giorni la sta devastando?».

I residenti, nella missiva, elencano i danni che, peraltro, dovranno pagare di tasca loro: «La fontana è stata rovinata con scritte oscene, addirittura i rivestimenti piastrellati dei portici sono stati sfondati a calci. Abbiamo deciso di scrivere ai media e alle forze dell'ordine perché è l'unica possibilità di far sentire la nostra voce: ci chiediamo se sia giusto aver creduto in un quartiere nuovo, investendo in una nuova comunità. Chiediamo quindi più pattugliamenti e che il Comune si ricordi che qui ha creato delle opere pubbliche che lascia in totale degrado. La maggior parte di chi scrive questa lettera si è opposto ai vigilantes privati perché crede nella tutela pubblica e in una città che ancora considera bella e vivibile».

Durante il nostro sopralluogo per accertare quanto scritto nella lettera, abbiamo raccolto anche le testimonianze di alcuni residenti: dal padre di famiglia che «non si sente tranquillo a far uscire la figlia con i brutti ceffi che girano qui intorno» fino alla signora che odia passeggiare con il cane e dover fare lo slalom tra siringhe e sporcizia. Non manca qualche proposta: «Siamo favorevoli all'installazione di qualche telecamera che possa frenare il fenomeno dell'andirivieni di sbandati. Prevenire i vandalismi costa meno che riparare i danni». Non manca nemmeno qualche segnalazione sull'ex mensa Magrini (che si trova proprio di fronte al complesso), da sempre abituale ritrovo di sbandati e tossicodipendenti. Gli ingressi, già dal 2009, sono stati murati e dal nostro sopralluogo emerge che non ci vive nessuna persona. L'unico inconveniente è un po' di sporcizia con vecchi vestiti abbandonati a terra, una rete in ferro di un materasso, tante cartacce, e diversi sacchetti di plastica con all'interno rifiuti alla rinfusa.

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Eco di Bergamo La lettera di protesta