Cronaca / Bergamo Città
Sabato 05 Febbraio 2011
Il vescovo: «Ripartiamo
dal lavoro come valore»
Fondamentale è riscoprire il lavoro come valore. Il lavoro non solo come diritto ma come condizione fondamentale dell'essere umano. Il vescovo Francesco Beschi ha sottolineato questi concetti venerdì sera al Consiglio pastorale diocesano riunito al Centro congressi.
Fondamentale è riscoprire il lavoro come valore. Il lavoro non solo come diritto ma come condizione fondamentale dell'essere umano. Il lavoro, ovvero la partecipazione a un complesso di azioni che portano a un progresso, a una condizione migliore della vita, dal punto di vista morale e materiale, per tutti.
Questa partecipazione, questo fare, con il pensiero o con le mani, è lavoro, è valore, è parte della dignità umana. Il vescovo Francesco Beschi ha sottolineato questi concetti venerdì sera al Consiglio pastorale diocesano riunito al Centro congressi Giovanni XXIII. Ha detto il vescovo: «Il lavoro è un valore, non solo una necessità». Il lavoro per il progresso sociale, il lavoro come dovere.
Una denuncia
Il vescovo ha denunciato una situazione che si è creata in questi ultimi anni, quella del lavoro considerato semplicemente come un modo per fare soldi. Ha detto: «Soprattutto questa dimensione è cresciuta in maniera evidente e sproporzionata al punto di affermarsi come ragione culturale prevalente, con ricadute che stiamo scontando. Ma che cosa succede se scopro che posso arricchirmi senza lavorare? Succede che il lavoro perde il suo significato. Ma se il lavoro perde significato è l'uomo stesso che rischia di perdere parte del suo significato».
Un messaggio forte, controcorrente. Condiviso e anticipato dallo stesso consiglio pastorale che aveva discusso in gruppi di studio le risposte che la Chiesa bergamasca può offrire in questo momento affinché la crisi possa diventare un momento di cambiamento positivo. Sono emerse diverse riflessioni e proposte concrete che verranno presentate alle parrocchie attraverso un documento elaborato dalla segreteria del consiglio, come ha spiegato monsignor Maurizio Gervasoni: «Tra i punti del documento sottolineeremo come il momento politico rappresenti un luogo forte di partecipazione e di carità. Che deve nascere uno sforzo di pensiero per considerare in maniera critica il modello di sviluppo consumista.
E indicheremo proposte per aiutare concretamente le comunità a essere tali, attraverso la solidarietà nei confronti di coloro che hanno bisogno».
Il vescovo ha citato la lettera che gli è stata inviata dalle Acli e dalla Cisl, lettera alla quale risponderà nei prossimi giorni. Ma ha comunque anticipato che nella risposta alle due associazioni parlerà di un grande convegno di tutta la società bergamasca sul tema del lavoro come valore, convegno che verrà promosso e organizzato dalla Chiesa bergamasca.
Competenze e coscienze
E il vescovo ha insistito nel suo intervento su questo tema. Ha detto: «Vi è una prospettiva particolare che ritengo meriti considerazione... Si tratta della prospettiva educativa. Da sempre il lavoro rappresenta una scuola, un apprendistato, un luogo educativo, non solo per il mondo delle competenze, ma anche per quello delle coscienze. Il lavoro è capace con i suoi dinamismi di abbrutire l'uomo, ma possiede più ancora possibilità di maturare la persona... Il lavoro come educazione e l'educazione come lavoro ritengo meritino un approfondimento in società evolute, dove i diritti fondamentali della persona non dovrebbero più essere messi in discussione».
Il convegno sul lavoro come valore sarà organizzato prima dell'estate e verrà condiviso con «tutti i soggetti che vivono la realtà del lavoro sotto ogni profilo». Il vescovo ha annunciato che anche il programma pastorale diocesano del prossimo anno sarà dedicato a questi temi, in particolare a «Famiglia e lavoro». Lo sforzo è evidente: recuperare i perni della vita cristiana che sono anche le fondamenta delle nostre comunità civili.
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