Un viaggio sul treno virtuale
per lenire i disagi dell'Alzheimer

Viaggiare può essere una cura. E la cura può essere «virtuale», anche se i suoi effetti benefici sono reali. Il viaggio virtuale è oggi una terapia non farmacologica per i malati di Alzheiemer della Fondazione Santa Maria Ausiliatrice, al «Gleno».

Viaggiare può essere una cura. E la cura può essere «virtuale», anche se i suoi effetti benefici sono reali. Il viaggio virtuale è oggi una terapia non farmacologica per i malati di Alzheiemer della Fondazione Santa Maria Ausiliatrice, al «Gleno».

Con un vagone «virtuale», ricostruito in modo identico ai vecchi convogli di una volta e in grado di ricreare le stesse sensazioni che avverte un viaggiatore vero, il «Gleno» si rivela così una struttura all'avanguardia nella cura e nell'assistenza dei malati di Alzheimer o di altre forme di demenza senile.

Il primo vagone è già pronto, e sono già partiti gli incontri di formazione del personale e degli operatori della casa di riposo che dovranno portare i pazienti «in viaggio».

Il vagone è caratterizzato da quattro poltrone un po' retrò, vecchie stampe identiche a quelle che venivano utilizzati sui convogli delle Fs oltre vent'anni fa, portavalige e un grande enorme finestrino finto, in realtà uno schermo al plasma che proietta immagini di viaggi in treno, filmati lungo diverse tratte che possono essere familiari nei ricordi dei malati di Alzheimer.

A progettare il vagone sono gli studenti del Politecnico di Milano, Facoltà di Design, poi realizzato da un'azienda di Brescia a costi fortemente ribassati. Il «Gleno» è la prima struttura in Italia ad utilizzare questa nuova terapia e tra le primissime in Europa, dove - per la verità - una forma simile è in uso solamente in Olanda.

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