Ecomostro: «Città Alta?
A noi il muro rovina la vita»

«Pensi, per quarant'anni in questa via non hanno fatto niente, manco rifarci i marciapiedi. E adesso guardi lì...». Giacomo Traini indica il fondo di via dei Carpinoni: «Lì sorgerà l'albergo, e ci chiuderà tutta la strada: un muro».

«Pensi che roba. Per quarant'anni in questa via non hanno fatto niente, manco rifarci i marciapiedi. E adesso guardi lì...». Giacomo Traini indica il fondo di via dei Carpinoni: «Lì sorgerà l'albergo, e ci chiuderà tutta la strada: un muro. Qui non c'era bisogno di nuovo cemento, proprio no».

Per questo motivo «da quattro anni abbiamo lavorato giorno e notte per opporci al progetto: vero, il profilo di Città Alta è rovinato, ma anche questo quartiere». Settantatrè anni, direttore di banca in pensione, è lui l'autore della lettera pubblicata su «L'Eco di Bergamo» di sabato, dove metteva in evidenza i rischi dell'altezza del nuovo albergo.

«Lo sa cosa mi ha fatto davvero andare in bestia? Qualche anno fa venne qui l'allora assessore all'Urbanistica Valter Grossi ad illustrarci un progetto che ci vedeva molto scettici, per non dire di peggio. Alla fine ne uscì con una frase che ricordo benissimo: "Fate una bella cosa: fate una colletta voi abitanti, comprate il terreno dal privato ed è finito tutto". Ma si può?».

No che non si può, ed è allora che è cominciata la tenace resistenza del signor Giacomo e degli altri abitanti del quartiere: «Seicento firma raccolte in pochi giorni. Oh, tutte vere, con tanto di numeri di carte d'identità, perché siamo gente seria». Raccolte in calce ad un documento approvato dall'assemblea dei residenti del 18 aprile 2008 che contiene una frase tanto semplice quanto dirompente: «Gli ultimi spazi rimasti devono essere utilizzati per migliorare la vivibilità dei cittadini e non per essere semplicemente riempiti».

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