Sciopero finito, ma treno fermo
«I pendolari non ne possono più»

I pendolari non ne possono più. È quanto vuole sottolineare ancora una volta una nostra lettrice che si è ritrovata, al termine di uno sciopero, a fare i conti - pur ad agitazione finita - con un treno che non ne voleva sapere di partire.

I pendolari non ne possono più. È quanto vuole sottolineare ancora una volta una nostra lettrice che si è ritrovata, al termine di uno sciopero, a fare i conti - pur ad agitazione finita - con un treno che non ne voleva sapere di partire. Il convoglio per Bergamo si è messo in moto quasi mezz'ora dopo l'orario previsto e, ovviamente, non ha recuperato il ritardo.

Ecco il suo racconto
«Scrivo questa mail di protesta con la certezza che riguardi e accomuni tantissima gente. Venerdì 21/10/2011 c'è stato uno sciopero nazionale del personale di Trenitalia della durata di 8 ore, precisamente dalle 9.01 alle 17. Essendo un orario di sciopero ridotto non sono state garantite fasce protette.

La normativa regolativa del diritto di sciopero è molto chiara ed è la Legge 146/1990 (Testo coordinato ed aggiornato con le modifiche introdotte dalla Legge 11 aprile 2000, n. 83).

L'art. 1.1 recita: "Ai fini della presente legge sono considerati servizi pubblici essenziali, indipendentemente dalla natura giuridica del rapporto di lavoro, anche se svolti in regime di concessione o mediante convenzione, quelli volti a garantire il godimento dei diritti della persona, costituzionalmente tutelati, alla vita, alla salute, alla libertà ed alla sicurezza, alla libertà di circolazione, all'assistenza e previdenza sociale, all'istruzione ed alla libertà di comunicazione".

L'art. 2.1 continua dicendo: "Nell'ambito dei servizi pubblici essenziali indicati nell'articolo 1 il diritto di sciopero è esercitato nel rispetto di misure dirette a consentire l'erogazione delle prestazioni indispensabili per garantire le finalità di cui al comma 2 dell'articolo 1, con un preavviso minimo non inferiore a quello previsto nel comma 5 del presente articolo. I soggetti che proclamano lo sciopero hanno l'obbligo di comunicare per iscritto, nel termine di preavviso, la durata e le modalità di attuazione, nonché le motivazioni, dell'astensione collettiva dal lavoro. La comunicazione deve essere data sia alle amministrazioni o imprese che erogano il servizio, sia all'apposito ufficio costituito presso l'autorità competente ad adottare l'ordinanza di cui all'articolo 8, che ne cura la immediata trasmissione alla Commissione di garanzia di cui all'articolo 12".

La prima parte dell'art. 2.6 è quello che più rileva ai fini di questa mail: " Le amministrazioni o le imprese erogatrici dei servizi di cui all'articolo 1 sono tenute a dare comunicazione agli utenti, nelle forme adeguate, almeno cinque giorni prima dell'inizio dello sciopero, dei modi e dei tempi di erogazione dei servizi nel corso dello sciopero e delle misure per la riattivazione degli stessi; debbono, inoltre, garantire e rendere nota la pronta riattivazione del servizio, quando l'astensione dal lavoro sia terminata".
 
Io venerdì, come spesso sono solita fare, dovevo recarmi a Bergamo partendo da Torino. Sfidando la sorte (voci parlavano del 90% dei treni ugualmente in circolazione)ho deciso di partire durante l'orario dello sciopero per arrivare così a Bergamo ad un orario decente. Tralasciando i modi scortesi del personale della stazione di Torino alle mie richieste di informazioni circa lo sciopero (L'EDUCAZIONE NON HA DIRITTO DI SCIOPERO), devo ritenermi fortunata. Sono effettivamente riuscita a prendere un treno programmato che è partito con più di mezz'ora di ritardo ma la cosa è comprensibile e in ogni caso l'avevo messa in preventivo.

Ciò che non reputo tollerabile è però quanto accaduto alla stazione di Milano Centrale. Il treno per Bergamo era previsto per le 17.10, vale a dire a sciopero terminato, cosa che il tabellone della stazione fedelmente riportava, con tanto dell'indicazione del binario. Arrivata e con mia grande sorpresa trovo effettivamente il treno (dopo anni di viaggi in treno non do nulla di scontato). Salgo e aspetto di partire. Passano i minuti ma il treno ancora non parte. Personale a cui chiedere informazioni non se ne vede, il tabellone segna sempre l'orario di partenza fissato alle 17.10, peccato che siano le 17.30 e ancora il treno è fermo. Dopo ancora diversi minuti di attesa il treno finalmente parte, dopo aver accumulato un considerevole ritardo che ovviamente non ha recuperato durante il tragitto.

Io reputo inviolabile il diritto allo sciopero perchè è segno indiscutibile di democrazia, ma credo che sia altrettanto importante tutelare i cittadini che si servono del servizio in questione, che "gode" di una scandalosa assenza di alternative, costringendoli quindi ad una scelta forzata.

Io pago regolarmente il biglietto, mando giù i continui aumenti dei prezzi, ma le mie speranze di vedere aumentare anche la qualità del servizio si stanno esaurendo giorno dopo giorno, continuando a viaggiare su treni fatiscenti e sporchi.

In caso di sciopero poi non è accettabile che non vengano rispettate le normative vigente, perchè è una condotta scorretta (un vero e proprio abuso) e soprattutto illegale perchè viola norme che dovrebbero essere vincolanti; anche in uno sciopero di 24 ore in cui dovrebbero essere garantite le fasce protette è già capitato (sempre sulla tratta Milano-Bergamo) che i treni previsti non partissero restando ad aspettare più di un'ora SENZA ALCUNA COMUNICAZIONE DA PARTE DEL PERSONALE.

Quello che è successo venerdì è l'ultimo episodio di un disservizio che ormai va avanti da troppo tempo. Spero che teniate in considerazione questa mail perchè la gente è stufa di dover obbligatoriamente sottostare a dei comportamenti in palese violazione delle leggi soltanto perchè non c'è scelta alternativa.
Cordiali salut».,

Arianna Accorsi

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