Cardiochirurgia, bimbo salvato ai Riuniti

Evitato un trapianto su un paziente di 3 anni grazie a una tecnica riservata agli adulti. L’intervento, durato 5 ore, fino ad oggi non era mai stato segnalato dalla letteratura scientifica internazionale del settore.

Una nuova frontiera nella cardiochirurgia pediatrica è stata aperta dagli Ospedali Riuniti che, mercoledì scorso, hanno sperimentato con successo su un bambino una tecnica fino ad oggi utilizzata soltanto sugli adulti e che ha consentito al piccolo di evitare un trapianto di cuore. Il bambino, 3 anni, nato nel Centro Italia, già dieci giorni dopo la nascita era stato sottoposto ad intervento chirugico per correggere una cardiopatia congenita, una trasposizione delle grandi arterie. Il piccolo aveva superato senza troppi problemi il delicato intervento, al termine del quale aveva cominciato ad evidenziarsi un’aneurisma del setto interventricolare, in pratica una dilatazione della parete che separa i due ventricoli del cuore. Negli adulti l’aneurisma del setto interventricolare è una disfunzione che i cardiochirurghi trattano riducendo la dilatazione, imbrigliandola dentro una sorta di «gabbietta». Nei bambini, invece, l’indicazione fino ad oggi seguita per la cura definitiva era il trapianto di cuore, motivo per il quale il piccolo era stato indirizzato al Dipartimento cardiovascolare degli Ospedali Riuniti. Qui il caso è stato rivisto e, fatte le opportune verifiche, si è deciso di applicare la bambino la stessa tecnica che normalmente si utilizza sugli adulti. L’intervento - durato 5 ore ed eseguito dall’equipe cardiochirurgica condotta da Paolo Ferrazzi - è perfettamente riuscito. La funzionalità cardiaca del bambino è ripresa senza alcun problema: il piccolo in giornata (o al più tardi domani) lascerà la terapia intensiva per essere trasferito in reparto.

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