Fontana: il giardino di Bergamo
ha riscoperto il pollice verde

«Ci sono tre anime in Fontana: gli abitanti storici, quelli che sono arrivati negli ultimi quindici anni e i ricchi che hanno restaurato vecchie dimore e che spesso fanno vita a parte. L'integrazione fra queste tre anime non è facile, però ci proviamo».

Marco Mori con la moglie Erika abita a Fontana e gestisce il ristorante «Il Villino», da una decina di anni. Dice: «Abbiamo scelto di vivere qui perché il posto è di grande bellezza, staccato, eppure parte della città. E in questi anni diverse abitazioni rurali sono state sistemate, sono arrivate famiglie giovani, a un certo punto c'erano venti-venticinque bambini in età da scuola materna e allora avevamo pensato a realizzare un asilo, ne avevamo parlato anche con l'amministrazione comunale, ma poi non se ne è fatto niente. Il nostro ristorante cerca di valorizzare l'ambiente in cui si trova, anche l'ambiente agricolo».

Ambiente e agricoltura appaiono come le due caratteristiche di fondo di questa poco popolata, ma ampia zona di Bergamo. Alla Madonna del Bosco si trova l'agriturismo «Marco», scendendo si trovano l'azienda agricola Rubis, il maneggio Lazzaroni, la coltivazione dei piccoli frutti Pasta... Dice Marco Zonca, responsabile del laboratorio agricoltura della cooperativa Il Biplano: «La nostra cooperativa è impegnata nel campo della psichiatria, abbiamo un laboratorio di recupero e produzione di giocattoli e un'attività agricola a Grumello del Piano dove lavorano persone con difficoltà di tipo psichiatrico; a Fontana collaboriamo con l'azienda agricola Silvia della famiglia Pasta: abbiamo realizzato delle serre con impianto fotovoltaico, sopra si produce energia e sotto si coltiva. Da tre settimane abbiamo aperto il punto vendita nell'azienda. A gennaio proporremo corsi per adulti su orto, giardino, frutticoltura...».

La centralità del quartiere oggi si trova nella parte pianeggiante, l'attività della parrocchia si svolge soprattutto al santuario della Madonna della Castagna. Dice il parroco, Filippo Bagliani Paravicini: «Attualmente siamo circa quattrocento abitanti, negli ultimi anni sono arrivate anche delle famiglie giovani da fuori. In quest'anno abbiamo avuto due battesimi, quattro cresime, i funerali sono stati cinque. È una piccola realtà, ma complessa, come particolare è la sua collocazione rispetto alla città. Il senso di appartenenza da parte degli abitanti storici è forte».

I colli dividono dalla città, la statale della Val Brembana taglia la relazione con Paladina. A legare le comunità, compresa quella di Sombreno, è il santuario della Madonna della Castagna. Nella parte alta non ci sono negozi, né ritrovi. Dice Agnese Ambrosini, ex presidente del centro sociale: «Il centro sociale era più che altro il centro anziani, si giocava a carte, a tombola. Adesso è chiuso, per due pomeriggi alla settimana è aperta la biblioteca. Per due anni siamo rimasti anche senza medico, adesso è arrivata la dottoressa Maria Rizzo che apre l'ambulatorio al lunedì pomeriggio dalle 15,30 alle 18».

La strada di Fontana è stretta, in due punti un'automobile fatica a transitare. Anche per questa ragione la chiesa parrocchiale viene utilizzata soltanto alla domenica mattina alle 9,30. Dopo la Messa si svolge il catechismo. Dice il parroco: «Uno dei momenti di forte aggregazione è la festa di San Rocco, dieci giorni in agosto. È un momento importante: rappresenta un'occasione di incontro e integrazione».

Integrazione non semplice fra le tre anime del quartiere. Resa ancora più complicata dalla divisione amministrativa: per esempio la via Sombreno da un lato è comune di Bergamo, dall'altro è comune di Paladina, in un'altra zona ancora di Fontana ci si trova in comune di Mozzo. Dice Erika, moglie di Marco Mori: «Questa è una zona suggestiva, noi viviamo e lavoriamo qui; vogliamo dare un contributo di sviluppo a Fontana, per questo abbiamo in programma collaborazioni altre realtà agricole di questa area».

Marco ed Erika spiegano che nel campo accanto alla scuola dei Padri Giuseppini stanno allestendo un giardino botanico e che di fronte al ristorante verranno coltivati grano e farro biologici e che pure verranno ricavati un campo fiorito, un orto e uno spazio gioco. Sarà una passeggiata ideale per le famiglie. Che potranno arrivare fino all'azienda agricola di Alessandro Rubis. L'anima giovane, l'anima vecchia del quartiere. Dice Claudia Rapizza che gestisce l'unico negozio del quartiere: «Io sono nata qui, mia mamma anche, nel 1915,a fine Ottocento c'erano i miei nonni che arrivavano dalla Val Taleggio. Mi ricordo quando i contadini venivano a pagare al tempo del raccolto... È cambiato tutto in questi anni, ma noi resistiamo. Il pane deve pur venderlo qualcuno a queste giovani famiglie...».

Paolo Aresi

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