Notte con i camionisti in rivolta
«Così non sopravviviamo più»

«Fermo, fermo! Dove vai? Ti devi fermare anche tu!». Il camionista abbassa il finestrino e si toglie la sigaretta di bocca: «Ragazzi, io vi capisco ma è tutto il giorno che sono in giro...». «Niente storie: almeno un quarto d'ora devi stare qui».

«Fermo, fermo! Dove vai? Ti devi fermare anche tu!». Il camionista abbassa il finestrino e si toglie la sigaretta di bocca: «Ragazzi, io vi capisco ma è tutto il giorno che sono in giro...». «Niente storie, fermati: almeno un quarto d'ora devi stare qui».

Non ci sono alternative per questo autotrasportatore: l'unica è accostare a lato delle corsie d'ingresso al casello dell'A4 di Bergamo, spegnere il motore del tir, scendere e raggiungere il falò appena acceso al centro dello spartitraffico.

«Ma non farete così con tutti, spero...», viene spontaneo chiedere. «Ma no, ma no - taglia corto uno dei manifestanti . Però devono capirla, dai. Altrimenti è inutile. Almeno un segnale serve. Mica li teniamo qui tutta la notte, soltanto un po'...».

Infatti una ventina di minuti più tardi l'autotrasportatore riesce a ripartire: saluta i colleghi e imbocca il casello. La notte di sit-in davanti all'A4 è ancora lunga e fredda. Come interminabile è stato il lunedì appena concluso, che ha visto la Bergamasca al centro delle proteste dei camionisti in rivolta un po' in tutta Italia, con la conseguente paralisi del traffico.

«Io faccio parte di una cooperativa e sono anche socio - racconta Paolo Meneghello, 43 anni, di Vimercate, moglie e figlio di 11 anni e mutuo da ottocento euro al mese sulle spalle -. A fine mese, al netto di tutto, porto a casa 1.400 euro, dai quali devo togliere il mutuo. Cosa ci resta per vivere? Troppo poco. Nel 2011 noi soci ci siamo ridotti lo stipendio di quattrocento euro al mese e abbiamo rinunciato alla tredicesima per ripianare un buco di centomila euro. Abbiamo ancora quest'anno di autonomia e poi si chiude. Mi spiego come faremo, visti tutti questi aumenti. Sono davvero tanti, la lista è lunga».

«Beh, allora partiamo dall'aumento del gasolio, poi le infrastrutture carenti o assenti, i costi dei pedaggi, le assicurazioni...». E ci si mette pure la concorrenza «sleale» degli immigrati: «Soprattutto quei colleghi dell'Est – prosegue Meneghello –, che lavorano 16 ore al giorno per 1.200 euro al mese, sempre in giro tutta la settimana a dormire nelle cuccette. Il mio timore è che anche noi, a breve, dovremo ridurci così per sopravvivere. Poi, quando sei in viaggio, ogni tanto vedi le cabine schiacciate con dentro un telo bianco e ti chiedi se ne valga la pena».

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