Giorgio Gori parla agli universitari:
Tv annacqua-cervelli? Luogo comune

A chi considera la televisione una «cattiva maestra», che, con programmi scadenti, banali e volgari, ha rimbecillito gli italiani, Gori risponde: «Non credo che la televisione abbia annacquato il cervello degli italiani. È un luogo comune».

Malati di televisione. Così sono gli italiani, e a dirlo è uno che di tv si intende: il bergamasco Giorgio Gori, 52 anni fra pochi giorni, che tra la metà degli anni Ottanta e il Duemila ha ricoperto importanti incarichi in Fininvest-Mediaset (responsabile dei palinsesti e direttore di Canale 5 e Italia 1).

«Da anni sento parlare di crac della televisione. A scriverne sono soprattutto i giornali che non hanno molto in simpatia la tv. Ebbene, abbiamo i consumi di tv più alti d'Europa, con una media di quattro ore al giorno», ha detto ieri Gori agli studenti universitari di Dalmine, invitato dal professor Lucio Cassia nell'ambito di un ciclo di seminari sul tema «strategic management» che vede salire in cattedra importanti esponenti del mondo economico. In compenso - ha detto ancora Gori - «più del 50% degli italiani non legge neppure un libro all'anno e non va a teatro o al cinema».

Un quadro desolante di vuoto culturale, si sarebbe tentati di commentare, ma Gori non poteva certo tradire il mezzo televisivo che gli ha regalato successo e soddisfazioni professionali. «Non dimentichiamo che la televisione per molte persone, in particolare sole ed anziane, rappresenta l'unica fonte di informazione, compagnia e intrattenimento. Il mezzo, quindi, va rispettato».

E a coloro che considerano la televisione come una «cattiva maestra», che, con programmi scadenti, banali e volgari, ha rimbecillito gli italiani, risponde: «Non credo che la televisione abbia, come dicono, annacquato il cervello degli italiani. È un luogo comune».

A Bergamo, con un gruppo di amici, sta costituendo non una fondazione come sembrava in un primo tempo ma un'associazione («offre una maggiore opportunità di partecipazione e di allargamento, ci sembra una cosa un po' più democratica e un po' meno pretenziosa»).

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