Jaguar nel posto riservato alla Procura
col pass della suocera: non è reato

Parcheggiare l'auto, una Jaguar per di più, nei posti riservati alla Procura contando sul pass disabili della suocera per scongiurare contravvenzioni, sarà eticamente riprovevole, ma non è reato. Lo ha stabilito il giudice Ilaria Sanesi

Parcheggiare l'auto, una Jaguar per di più, nei posti riservati alla Procura contando sul pass disabili della suocera per scongiurare contravvenzioni, sarà eticamente riprovevole, ma non è reato. Lo ha stabilito lunedì 2 aprile il giudice Ilaria Sanesi, che ha assolto perché il fatto non sussiste un artigiano di Bergamo, F. L. M., 68 anni, dall'accusa di tentata truffa.

Furbetto del permessino o sbadato? Innocente dimenticanza da cruscotto o micragnosità da ricchi che girano su vetture di lusso e vogliono risparmiare i due euro di posteggio? E poi, quanta spudoratezza occorre per sfruttare un contrassegno di questo tipo solo per evitarsi il fastidio della ricerca di un posto auto?

Questi rovelli «morali» il verdetto del magistrato, che ha deciso in punta di diritto, non li ha risolti. La questione transita direttamente dalla coscienza del fresco ex imputato che, uscito indenne dal processo penale, rischia ora di trovarsi di fronte al plotone di esecuzione degli indignati. Perché utilizzare il pass disabili di altri per farsi gli affari propri è, francamente, roba da orticaria.

Non era la prima volta che F. L. M. lasciava la Jaguar in piazza Dante, nei parcheggi della Procura. Uno dei carabinieri della polizia giudiziaria l'aveva già notato nei primi mesi del 2010 e l'aveva ripreso: «Guardi che senza la persona disabile, il pass lei non lo può utilizzare». L'artigiano aveva confessato di non sapere e in quell'occasione l'aveva passata liscia. Il 22 ottobre 2010, alle 12,30, la Jaguar era però di nuovo lì.

Così per lui erano scattate multa di 49,20 euro per parcheggio in posti riservati e denuncia per tentata truffa.

Leggi di più su L'Eco di martedì 3 aprile

© RIPRODUZIONE RISERVATA