Scuola, la Cgil bacchetta la Cisl:
«Ora basta temporeggiare»

Sulla situazione della scuola in Italia e a Bergamo, Tobia Sertori, segretario generale provinciale della Flc Cgil lancia anche un appello al suo omologo della Cisl Scuola: «Basta temporeggiare».

Sulla situazione della scuola in Italia e a Bergamo, Tobia Sertori, segretario generale provinciale della Flc Cgil lancia anche un appello al suo omologo della Cisl Scuola.

«A fronte di un aumento di 12.000 alunni in Regione (2.000 in provincia di Bergamo) la Lombardia avrà all'incirca il medesimo numero di classi, un irrilevante numero in più di docenti (26 a Bergamo) e di personale ATA, cioè il personale amministrativo, tecnico, ausiliario. Ora, rispettare l'organico (insufficiente) assegnato dal Ministero alla nostra provincia avrà come conseguenza la mancata attivazione di classi a tempo pieno nella primaria e a tempo prolungato nella scuola media, il mancato rispetto del rapporto alunni/docente di sostegno per i diversamente abili, l'aumento di alunni per classe, la difficoltà della gestione del tempo mensa, l'assenza di qualsiasi compresenza per progetti di aiuto, potenziamento, recupero».

«Sul fronte del personale amministrativo, tecnico e ausiliario, la situazione rasenta il rischio vero di un blocco delle segreterie - continua Sertori -: una norma di legge obbliga i docenti con problemi di salute a diventare assistenti amministrativi e a svolgere un ruolo delicato e professionale di cui non conoscono nulla; così vale anche per il personale collaboratore scolastico che, dopo il taglio drastico dei posti, non potrà più assicurare assistenza e sorveglianza agli alunni durante le lezioni».

«Mi preme ricordare - prosegue il sindacalista della Cgil - che nei tre anni di governo Berlusconi, i ministri Gelmini e Tremonti hanno introdotto un taglio che nel triennio 2009-2011 ha tolto alla scuola pubblica 87.000 docenti e 44.000 ATA. È stata introdotta a colpi di Decreti una "riforma" che ha destrutturato la scuola pubblica, abbassandone l'offerta formativa, riducendo i tempi scuola, cancellando le compresenze, modificando i percorsi della scuola superiore (il tutto senza un'ora di formazione al personale che doveva applicare la riforma). Tutto si può fare, tranne che sorprendersi oggi di quanto deciso e attuato negli ultimi anni, il risultato era chiaro fin dalla Legge 133/2008: abbassare i livelli di qualità e di servizio della scuola pubblica. Una vera opposizione a queste politiche purtroppo non c'è stata. La difesa della scuola pubblica doveva essere fatta allora, non si doveva temporeggiare».

Da qui il commento verso le dichiarazioni della Cisl Scuola che ha dichiarato nei giorni scorsi («Non appena l'orizzonte politico si aprirà ad una visione più nitida sul futuro che si spera positivo, saremo pronti ad avanzare le opportune rivendicazioni»): «Non si può temporeggiare di nuovo. Un sindacato confederale, oltre a difendere il lavoro, i diritti e la contrattazione, deve intervenire sulle politiche che riguardano il bene del Paese e i diritti universali delle persone. Dire che la conoscenza è fondamentale per l'economia di una Paese, ancora di più in una situazione di crisi, è cosa vera. Quando le politiche vanno in controtendenza rispetto a quanto chiediamo, dobbiamo essere consapevoli che è necessaria un'opposizione vera e una conseguente mobilitazione. Dobbiamo saper trovare azioni comuni per far tornare la fiducia nei lavoratori e far sì che la rappresentanza sindacale non si riduca solo a prese d'atto delle azioni politiche dei Governi».

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