Cronaca / Bergamo Città
Sabato 29 Dicembre 2012
Nuovo ospedale sotto assedio
Tante auto in sosta selvaggia
Auto lasciate sulla banchina di via Martin Luther King, sui marciapiedi della Strada alla Trucca e negli angoli sterrati di aree private. In poche parole, sosta selvaggia nei pressi del nuovo ospedale pur di non pagare il parcheggio.
Auto lasciate sulla banchina di via Martin Luther King, sui marciapiedi di Strada alla Trucca e negli angoli sterrati di aree private. In poche parole, sosta selvaggia. E non solo sulle strade adiacenti al nuovo ospedale cittadino, ma anche in quelle interne. Nei raccordi tra i parking a pagamento, nonostante campeggino i divieti, sono decine e decine i veicoli posteggiati in modo irregolare. Un problema questo che non si spiega con un'eventuale inadeguatezza dei parcheggi del Papa Giovanni XXIII, dato che con 2.334 posti risultano più che sufficienti (è utilizzato, ma non completamente). A provocare questa sosta selvaggia è il ticket ossia il fatto che i parcheggi, al nuovo ospedale, sono a pagamento.
«Con il mio lavoro prendo 6,50 l'ora – si sfoga un'addetta alle pulizie – non posso permettermi di pagare 1,20 l'ora». Una spesa mal digerita non solo dai lavoratori esterni, ma anche dagli altri utenti che ricorrono a stratagemmi e fastidi per non dover mettere mano al portafogli. A essere prese di mira sono soprattutto via Martin Luther King e Strada alla Trucca non solo durante l'orario per le visite dei familiari (fino al 31 dicembre dalle 18.30, dal primo gennaio dal 14 alle 21), ma anche nel resto della giornata.
In via Martin Luther King le vetture sono ammassate sulla banchina dopo la rotatoria che porta al Villaggio degli Sposi. Per raggiungere la struttura sanitaria gli automobilisti, poi, prendono la scorciatoia attraversando un prato. Il solco nell'erba dà l'idea di quanti preferiscano questa soluzione, anche se significa camminare nel fango. In via Galmozzi i piazzali dei condomini sono sempre stracolmi e qualche «furbetto» non rispetta le righe o i passaggi pedonali.
Per saperne di più leggi L'Eco di Bergamo del 29 dicembre
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