Maroni marcia sulla Lombardia
«Vinceremo con o senza il Pdl»

Roberto Maroni marcia sulla Lombardia, con o senza il Pdl. Il segretario federale della Lega lancia dalla Bèrghem Frecc di Albino l'ultimatum agli (ex) alleati: «Il 10 gennaio si chiude la porta. Volete sostenermi? Benissimo, ma senza condizioni o in cambio di nulla».

Roberto Maroni marcia sulla Lombardia, con o senza il Pdl. Il segretario federale della Lega lancia dalla Bèrghem Frecc di Albino l'ultimatum agli (ex) alleati: «Il 10 gennaio si chiude la porta. Volete sostenermi? Benissimo, ma senza condizioni o in cambio di nulla. La Lombardia non è merce di scambio. La locomotiva Maroni va avanti, se c'è qualche vagone che si attacca bene, ma il treno è già in corsa».

Non rinnega tutto il lavoro fatto con i berluscones, ma detta le sue condizioni: «Zero compromessi, zero trucchetti. O ci stanno con me e col progetto della Lega, o niente. Io vado dritto al sodo». È convinto di «vincere la madre di tutte le battaglie: sulla Lombardia investiamo tutto, è ora che la Lega ne prenda il comando», è convinto di essere l'unico che può impedire che la Regione «cada in mano ai Vendola e ai Pisapia».

Gabriele Albertini? Non c'è storia. «È il candidato del quadrilatero della moda, di quattro borghesi». Umberto Ambrosoli? «Uguale ad Albertini». Per conquistare il Pirellone, quindi, Maroni punta sulla Lega, «forte e in salute» e sulla sua lista civica.

È il vice Giacomo Stucchi a presentare alcuni dei bergamaschi in squadra, che salgono sul palco con lo stato maggiore del partito: la campionessa di sci Lara Magoni, Franco Mapelli, storico presidente della Coldiretti, Monica Vescovi, presidente provinciale Aido, Silvia Raimondi, psicologa dell'associazione Padri separati, Floriano Amigoni, dell'associazione Artigiani, e Gianluigi Stanga, direttore sportivo di ciclismo. «Rappresentano la vera società lombarda, non quella dei salotti. Non hanno la tessera in tasca, ma condividono il nostro obiettivo: prima il Nord e la nostra gente».

Il candidato governatore del Carroccio ha infatti chiari i quattro pilastri del programma: «L'euroregione, o Padania che voglia dirsi, subito. Il grande blocco del Nord – Lombardia, Piemonte, Veneto e Friuli – farà un mazzo così a chiunque sarà al governo a Roma. Ci terremo qui almeno il 75% delle tasse, non per egoismo, ma per dignità: per rifare le nostre strade e aiutare le nostre imprese. Cancelleremo l'Imu e faremo i bandi a chilometro zero per le opere pubbliche, per impedire l'invasione dal “Polo Sud”».

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