Roberto Bruni ce l'ha fatta in Regione
«Ma ora marciamo su PalaFrizzoni»

Entra al Pirellone, ma non molla Palafrizzoni. Anzi. Oltre a restarci come consigliere d'opposizione, annuncia: «Alle comunali del 2014 voglio esserci e dire la mia». Roberto Bruni continua il suo percorso verso le Comunali 2014.

Entra al Pirellone, ma non molla Palafrizzoni. Anzi. Oltre a restarci come consigliere d'opposizione, annuncia: «Alle comunali del 2014 voglio esserci e dire la mia». Ritiene improbabile (senza escluderla) una ricandidatura a sindaco - «Non sono tipo da minestrine riscaldate» - ma rivendica un ruolo nella marcia del centrosinistra verso la riconquista di piazza Matteotti. A passo di Radetzky, visto che in città il centrodestra crolla. Ma andiamo con ordine. Roberto Bruni, con 3.610 preferenze (quarto tra gli eletti bergamaschi), ottiene un posto («sudato», dato che fino all'ultimo, nel gioco delle ripartizioni, è stato tutt'altro che scontato) in Consiglio regionale con la lista civica «Ambrosoli presidente», di cui era capolista a Bergamo.
Ce l'ha fatta...
«Ero sereno comunque, ma ammetto la gratificazione. Anche se venata dall'amarezza per il fatto che Ambrosoli non abbia vinto».
E adesso?
«Mi prendo due giorni di relax per organizzarmi, poi la battaglia continua». La lista civica Ambrosoli a Bergamo ottiene il secondo risultato in Lombardia. Come se lo spiega?
«Il centrosinistra tende a essere favorito nelle città e in più a Bergamo è stato riconosciuto il collegamento con un'esperienza civica in corso da tempo in Comune e quindi più credibile. Come a Nembro, dove Cino Perico ha preso 700 preferenze e la lista ha ottenuto il 15%, perché collegata a un'esperienza che governa da tre mandati in Comune».
In provincia però è più difficile affermarsi.
«È un problema che riguarda anche il Pd, ed è legato forse al bisogno di avere un linguaggio più immediato, una presenza territoriale e una capacità organizzativa più diffusi, alla necessità di svecchiare gli organismi dirigenti periferici».
Resta valida l'idea lanciata da Ambrosoli della «federazione regionale delle liste civiche»?
«Certo. La lista Ambrosoli va avanti, non è una lista elettorale ma permanente, che si collega a un progetto più ampio. Solo mettendosi in rete la presenza delle liste civiche si rafforza al di là dei momenti episodici».
Ha citato il Pd. Gli esponenti del partito le hanno fatto i complimenti per la sua elezione?
«Ho sentito praticamente tutti. Con Elena (Carnevali, ex assessore della Giunta Bruni, ora deputata), poi, ho vissuto l'attesa dei risultati».
Il Pd come ha vissuto la sua elezione? Qualcuno avrà tirato anche un sospiro di sollievo, visto che rischiavano di averla sulla coscienza dopo le varie gaffe tra parlamentarie e candidatura tardiva al Senato...
«Credo che sia stata vissuta bene. Anche perché la lista civica ha portato fieno in cascina al Pd, non sottraendo voti».
Nessun rammarico per aver scelto la Regione anziché il Senato?
«Assolutamente no, visto anche il "Vietnam" che è adesso Palazzo Madama».
Il Pd è rimasto senza senatori.
«Non è un problema mio. Potevano pensare a qualcun'altro».
Resta in opposizione a Palafrizzoni?
«Sì, è fattibile e compatibile. Lo ha fatto anche Daniele Belotti (ex assessore regionale e consigliere comunale della Lega), peraltro garantendo sempre la presenza. Mancano 14 mesi, e resto fedele al mandato degli elettori».
Il 2014 si avvicina...
«E la strada non è più in salita. Per la prima volta il centrosinistra non parte da un dato di inferiorità, una situazione del tutto nuova che, insieme alla debolezza dell'amministrazione uscente, è presupposto per vincere».
Si è già aperto il dibattito: il candidato sarà civico o democratico?
«Si tratta di scegliere il candidato migliore, con più appeal e possibilità di successo, ma anche con capacità di governo. Quindi non dev'essere necessariamente civico o necessariamente democratico. Bisogna dare un nome e un cognome a mister x, e non importa se ha una tessera in tasca». Il nome e il cognome possono essere i suoi?
«Improbabile, ormai ho altri impegni con gli elettori. Ma mai dire mai».

Benedetta Ravizza

© RIPRODUZIONE RISERVATA