Ecolab, «la vera città intelligente
è quella delle relazioni»

«Condividere con tutti gli interessati ciò che stiamo facendo». Con questa precisa finalità, il Centro di etica ambientale (Cea) di Bergamo ha ospitato, nei giorni scorsi, un seminario sul tema: «Ri-abitare la Città. Da Smart City a Smart Community». Partecipa a EcoLab

«Condividere con tutti gli interessati ciò che stiamo facendo». Con questa precisa finalità, il Centro di etica ambientale (Cea) di Bergamo ha ospitato, nei giorni scorsi, un seminario sul tema: «Ri-abitare la Città. Da Smart City a Smart Community».

All'incontro hanno preso parte i rappresentanti di una dozzina di realtà bergamasche: Ance Bergamo, Associazione artigiani di Bergamo, Atb Mobilità, BergamoSviluppo, Cea, Comune di Bergamo, Confindustria Bergamo, Diocesi di Bergamo, Imprese&Territorio, Parco dei Colli, Sesaab, Ufficio scolastico territoriale di Bergamo e Università di Bergamo. «Dopo il convegno di ottobre su "L'Etica ambientale in dialogo con la città" ? ha esordito don Francesco Poli, presidente del Cea ? vogliamo avviare un confronto sulla trasformazione "intelligente" di Bergamo. Non limitato alla City, ma esteso alla Community». E i contributi dei quattro ospiti-relatori (Mario Salomone, Luciano Valle, Giacomo Bonomi e Adriano Pessina) hanno offerto spunti di riflessione. Il professor Salomone (UniBg) ha indicato i 12 domìni (da ambiente e salute a globalizzazione e invecchiamento, da benessere economico a istruzione e formazione, fino a ricerca e innovazione), cioè le macro questioni su cui «è e sarà indispensabile avere competenze di base per poter scegliere e decidere». «Perché ? ha poi puntualizzato il professor Valle, direttore scientifico del Cea ? la città intelligente non è quella tecnologica e nemmeno quella antropocentrica. Ma quella delle relazioni».

«L'essere umano, l'unico che sa immaginare il futuro - ha detto il professor Bonomi (Cattolica di Milano) - dovrebbe interrogarsi sul perché coesistano "gigantismo tecnologico" (cioè, tanti saperi) e "nanismo culturale" (ipodose di riflessione)». «I saperi - ha chiosato - sono un giacimento. Ma il know how sta nei processi di raffinazione». Dopo le tesi, qualche esempio. Partendo dall'affermazione di Giorgio La Pira («Una città non si può amministrare e basta. Se non ha un compito, muore»), l'ingegner Pessina (consulente Cea), ha riferito di due iniziative a cui sta collaborando: un masterplan per Firenze e l'imminente avvio di un progetto in cui il capoluogo toscano sarà partner delle città di San Sebastian (Spagna) e Bristol (Gran Bretagna) per confrontare i rispettivi modelli di sviluppo».

Nel frattempo, il team dell'ingegnere sta lavorando anche con Torino, che punta a diventare Smart: e l'Arcidiocesi del capoluogo piemontese ha chiesto al Cea di avviare un confronto sul medesimo argomento. «Quando ci arrivano, da neo costituite o costituende realtà "consorelle", richieste di affiancamento ? ha concluso don Poli ? ci mettiamo volentieri a disposizione per valorizzare il lavoro fatto negli ultimi quattro anni. Coscienti che sia un punto di partenza verso nuovi traguardi». Il vice sindaco di Bergamo, Gianfranco Ceci, si è detto convinto che «la città del futuro debba essere costruita in rete, con il contributo di soggetti il cui comun denominatore sia la «sostenibilità». E riferendosi alla neonata associazione Bergamo Smart City & Community, Ceci ha indicato nella condivisione «di temi e competenze», la principale finalità di questo parternariato pubblico-privato. Giorgio Ambrosioni, a nome di Imprese&Territorio, ha auspicato che si facciano «più spesso seminari di questo genere». Segno evidente che il perdurare della crisi spinge all'incontro più che allo scontro. Tanto più quando la posta in gioco riguarda un futuro di cui saranno protagoniste le persone che ognuno di noi ha più a cuore.

Fabrizio Calvo

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