Messi, l'ultimo pugno: denuncia
per usura contro l'immobiliare

La grinta di pugile l'aveva sfoderata il 25 ottobre scorso, lui piuttosto nervoso di fronte all'ufficiale giudiziario arrivato nella sua palestra, la Victoria di Ponte San Pietro, a eseguire lo sfratto per morosità. Ora sporge denuncia per estorsione.

La grinta di pugile l'aveva sfoderata il 25 ottobre scorso, lui piuttosto nervoso di fronte all'ufficiale giudiziario arrivato nella sua palestra, la Victoria di Ponte San Pietro, a eseguire lo sfratto per morosità. Luca Messi, l'ultimo campione della boxe bergamasca, per quasi 4 anni non ha pagato gran parte delle rate del canone d'affitto, accumulando debiti per 457 mila euro.

Lui, assistito nella causa civile dall'avvocato Luca Del Bue, dice che l'ha fatto perché i difetti dello stabile gli impedivano di lavorare al meglio e gli costavano defezioni tra la clientela. L'immobiliare proprietaria dei metri quadri, difesa dall'avvocato Mauro Fiorona, sostiene invece che i locali erano idonei e il giudice - sulla base di una consulenza che riconosceva solo piccoli vizi non sufficienti però a impedire l'utilizzo dell'immobile - ha dato ragione a quest'ultima.

Alla fine, anche se la rabbia non è sbollita, il peso superwelter, al posto dei pugni, ha preferito agitare le carte bollate, le uniche capaci - in caso di successo - di lasciare lividi permanenti. La posta in gioco s'è alzata: se finora s'era combattuto a suon di ingiunzioni e pignoramenti decretati da un magistrato civile, adesso la palla è passata alla Procura.

Tramite l'avvocato Roberto Bruni, il boxeur ha presentato un esposto in cui denuncia di essere stato vittima di estorsione e usura da parte della Riro srl di Brembate Sopra, proprietaria dei locali. Il pm Giancarlo Mancusi ha aperto un'inchiesta in cui risulta indagata - per la sola ipotesi di usura - Loredana Roncelli, procuratrice speciale della società locatrice.

Il corpo del reato sarebbe, secondo l'accusa, una scrittura privata stipulata il 10.05.12, mentre infuriava la guerra di ricorsi e incombeva un'asta per la vendita delle attrezzature della palestra, frutto della causa che nel 2009 l'immobiliare «Rino Roncelli srl» (gli subentrerà poi la Riro) aveva intentato alla Element Messi (recentemente fallita).

Una sorta di contratto in cui la Riro concedeva tempo sino al 31.07.12 per lasciare lo stabile. Con una clausola: nel caso la Element non avesse rispettato il termine, sarebbe scattata una penale - si legge nella querela del pugile - «per l'occupazione sine titulo dell'immobile stesso pari ad euro 70 mila al mese, oltre Iva di legge». Per l'avvocato Bruni ci sarebbero gli estremi dell'usura, perché la cifra è quasi otto volte superiore rispetto al canone mensile sin lì applicato (115 mila euro l'anno, pari a 9.583,33 il mese).

Mauro Angarano e Gianluca Quadri, che assistono Loredana Roncelli nel procedimento penale, preferiscono - per questioni di «limiti imposti dal segreto istruttorio e dalle norme deontologiche» - non addentrarsi nei particolari della vicenda. Ma sostengono che l'uscita pubblica di Luca Messi sia strumentale e finalizzata a sottrarsi al pagamento di quanto dovuto all'immobiliare Riro.

Gli avvocati rilevano «come la diffusione alla stampa di una denuncia, frutto di una ricostruzione assolutamente parziale e distorta della vicenda costituisca l'ennesimo tentativo di sottrarsi al pagamento di quanto dovuto e stabilito anche da ultimo nel marzo 2013 dal Tribunale di Bergamo nei confronti di Luca Messi e a favore della famiglia Roncelli».

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