Kyenge, il commento: se il potere
è appeso a un cartoncino colorato

Giorgio Gandola
L'ufficio complicazioni affari semplici è sempre aperto. Un ministro della repubblica arriva in visita in città, invitato da un gruppo di associazioni. L'organizzazione, per la verità un po' approssimativa, non spedisce gli inviti ufficiali.

Giorgio Gandola
L'ufficio complicazioni affari semplici è sempre aperto. Un ministro della repubblica arriva in visita in città, invitato da un gruppo di associazioni. L'organizzazione, per la verità un po' approssimativa, non spedisce gli inviti ufficiali.

E alcune fra le più alte istituzioni - sindaco, presidente della Provincia - annunciano che in mancanza di quei cartoncini non incontreranno il ministro. C'è qualcosa di contorto in tutto questo. C'è l'odore di quella burocrazia che vorremmo tanto mandare in pensione.

Vero, il protocollo ha un suo significato. Vero, un incontro ufficiale non è un pic nic in alta Val Seriana. Ma ci risulta incomprensibile la scelta, una volta saputo dell'arrivo del ministro (attraverso una telefonata, un sms, la stampa) di irrigidirsi e di svicolare.

Fossimo stati al loro posto avremmo messo l'appuntamento in agenda, avremmo scelto la cravatta buona e ci appresteremmo a stringere la mano al ministro. Sono ancora in tempo. A meno che il formalismo non dipenda dal fatto - non vogliamo neanche pensarlo - che si chiama Cécile Kyenge.

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