Mamme sotto l'ombrellone
Una vacanza faticosa ma perfetta

Ormai dovrei saperlo. Niente è mai come sembra. Un intero inverno a spulciare siti Internet alla ricerca della «masseria immersa nella quiete degli ulivi» per scoprire che, malauguratamente, la stessa idea l'hanno avuta altre famiglie con prole. Pure numerosa.

Ormai dovrei saperlo. Niente è mai come sembra. Un intero inverno a spulciare siti Internet alla ricerca della «masseria immersa nella quiete degli ulivi» per scoprire che, malauguratamente, la stessa idea l'hanno avuta altre famiglie con prole. Pure numerosa.

È così che la mia veranda, dove un tempo le cicale cantavano serafiche, si trasforma in un asilo nido con esserini alti meno di un metro e mezzo che spuntano come funghi. Perché, ma questo lo sapevo già, non sono una brava nel gestire queste cose: in casi estremi, estremi sono i rimedi e la mamma più scafata è quella che i figli li rifila alla vicina.

Ecco, appunto. Regola numero uno, quindi: istruire per bene i propri ragazzetti e spedirli dal primissimo giorno a fare amicizia lontano dal tuo appartamento mentre tu bellamente te ne infischi. E sopravvivi. Invece io no, finisco sempre per raccattare bambinetti ovunque, con i miei attaccati a cozza alle sottane.

Significativa la domanda del nano grande, cinque anni: «Mamma, vacanza vuole dire che in questi giorni non ci lasci mai?», e le ferie prendono subito una direzione faticosa, con una programmazione delle giornate più svizzera di quando ci sono da far convergere i turni del lavoro-baby sitter-nonni e attività collaterali di tutta l'allegra famigliola.

Non che sia l'unica a viverla così: il «vademecum di sopravvivenza vacanze» lo si stila in gruppo, mamme sull'orlo di una crisi di nervi che già a fine giugno rimpiangono il lavoro: almeno lì si ha a che fare (quasi sempre) con adulti, nessuno (quasi sempre) strilla e nessuno (aspetto da non sottovalutare) è da accompagnare in bagno.

Si parte allora dallo scoglio valigie, che anche quest'anno ho toppato alla grande: sette inutili vestine per la bimba di tre anni, cinque paia di scarpe (più delle mie e lei regolarmente sta scalza) e un miserrimo maglioncino mentre tra il vento e il fresco della campagna forse ci stava pure bene una felpa.

Il kit farmacia l'ho organizzato con l'amica di sempre: lei, con le sue due nane e i viaggi in giro per il mondo, ne sa più della pediatra e mi rifila ogni anno una lista che è un mix di prodotti omeopatici e farmaci «insostituibili». Peccato che alla fine mi sono dimenticata l'unica medicina necessaria («Ma dai, te l'avevo detto un mese fa…») e ho finito per litigare con la farmacista del paesello sperduto in cui sono capitata. Imperdonabile errore, il mio, con inevitabile ricerca sul navigatore di farmacie-guardie mediche-Pronto soccorso vicini.

Impossibile poi non spendere due parole sul viaggio, con tutta quella strumentazione di sopravvivenza alla noia necessaria per i mille chilometri che hanno stordito pure me: la lista proponeva giochi, libri, musica personalizzata (ognuno ha la sua compilation: al ragazzetto piace Jovanotti, la piccoletta si ascolta tutte le canzoncine dementi di Peppa Pig), ipod e ipad con app bambinesche e cartoni animati, tra Little Pony, educational e la mitica Cenerentola, che resiste all'Iron Man di turno e per la quale faccio segretamente ancora il tifo.

E fin qui ancora il mare non lo abbiamo visto, perché se poi siete anche voi di quelli che la vacanza la volete spartana, ecco le successive liste da fare: la sacca dei giochi per la spiaggia, il kit maschera, braccioli, materassino e tutto quello che un bambino considera indispensabile e da trascinare quotidianamente nell'ennesima spiaggia prescelta dopo summit familiari mattutini. Immancabili poi l'ombrellone, asciugamani come piovesse, creme, libri e giornali.

E le biglie? Il frigo con il pranzo? Non vorrete poi dimenticare la tenda antivento per la siesta del pomeriggio: le spiagge di Sardegna e Sud Italia ne sono costellate, con Decathlon che ringrazia soddisfatto. E quando hai scaricato tutto, ti sei fatta un varco tra le famiglie già stanziate e sempre più pluriaccessoriate di te (lista per il prossimo anno: aggiungere quello che le supermamme hanno e tu no), quando hai assistito a tutti i tipi di tuffi, castelli, raccolte di sassi e conchiglie, partite a pallone e frisbee della giornata, è ora di recuperare tutto e tutti e pensare già al turno docce, alla cena da organizzare e soprattutto alle zanzare da ammazzare prima che non ammazzino la figlia piccola che si gonfia come una zampogna.

Nel frattempo tu la crema ti sei dimenticata di metterla e hai l'eritema dal primo giorno, non hai letto il giornale - che è ovviamente finito in mare - e non ti capaciti di come la mamma dell'ombrellone vicino possa avere avuto il tempo per ripassarsi pure il rossetto, maledetta lei. Ma grazie al cielo arriva la sera: l'asilo rompe le fila, ognuno finisce a casa sua e tu rimetti in ordine la giornata, insieme alle cicale che ritorni a sentire.

Inesorabile la palpebra cala e, in un immancabile risveglio notturno, la nana piccola arriva gongolante fino al tuo letto e ti sussurra: «Mamma, che giolnata melavigliosa questa». Basta questo per tutta la vacanza: sorridi come un'ebete e, alla fine pure le innumerevoli, scombinate e molto spesso inutili liste finiscono nel dimenticatoio. Perché la vacanza si riduce a questo: una frase sghemba, un sorriso assonnato. E un'estate faticosa ma decisamente perfetta.

Fabiana Tinaglia

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