C'è lo zampino dei bergamaschi
nel recupero della «Concordia»

«Altro che festeggiare! Con grande orgoglio adesso posso dire, un pezzettino l'ho fatto anch'io». È commosso Giovanni Carminati, il sommozzatore di Zogno che ha lavorato al recupero della Concordia. Con lui un altro bergamasco, Paolo Pizzi di Villongo.

«Altro che festeggiare! Con grande orgoglio adesso posso dire, un pezzettino l'ho fatto anch'io». È commosso fino al groppo in gola Giovanni Carminati, il sommozzatore di Zogno che dall'agosto 2012 lavora al recupero della Costa Concordia. È uno dei due bergamaschi - l'altro è Paolo Pizzi di Villongo -, chiamati attorno al relitto ormai rimesso in asse, insieme a centinaia di uomini da tutto il pianeta, i migliori a disposizione nel loro mestiere.

Dall'estate del 2012 Giovanni, 50 anni, è sceso nei fondali del Giglio per preparare, a turno giorno e notte insieme ad altre decine di sub, la piattaforma con i «materassi» su cui ora poggia la nave.

«Solo dopo averla vista in piedi, verso le 4,15 quando hanno suonato la sirena per avvisare che l'operazione era terminata – racconta –, mi sono reso davvero conto del lavoro titanico che è stato fatto in questi mesi. Sai, quando sei giù immerso a fare il tuo compito, pensi a far bene quello».

A posizionare panne assorbenti e d'alto mare attorno al relitto, per scongiurare ancora una volta eventuali sversamenti di sostanze inquinanti, c'era anche Paolo Pizzi, 45 anni di Villongo. È arrivato sull'isola del Giglio il 21 gennaio dell'anno scorso, a poco più di una settimana dal disastro del 13 gennaio, per lavorare come capo squadra salvataggi insieme ad altre decine di uomini della Castalia.

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