L'abbraccio all'Angelo custode
Il vescovo a Predore

Una mattinata intensa e particolare quella vissuta il 2 ottobre all'Istituto di riabilitazione «Angelo custode» a Predore. La festa degli angeli custodi rappresenta l'apertura dell'anno sociale e pastorale ma anche un momento di ascolto e confronto.

Una mattinata intensa e particolare quella vissuta il 2 ottobre all'Istituto di riabilitazione «Angelo custode» a Predore. La festa degli angeli custodi rappresenta l'apertura dell'anno sociale e pastorale ma anche un momento di ascolto e confronto. La presenza del vescovo Francesco Beschi e di monsignor Vittorio Nozza, presidente della Fondazione Angelo custode nella quale dal marzo di quest'anno l'istituto è confluito, sono l'espressione dell'attenzione a quei passi che l'istituto sta compiendo partendo da una storia molto significativa e importante. Così come significativa e stata la partecipazione di monsignor Bruno Foresti che da anni mostra attenzione a questa realtà al servizio di persone segnate «da una bellezza di vita, ma faticosa bellezza».

«La Fondazione Angelo custode - ha detto monsignor Nozza - è un'opera di Chiesa che traduce storicamente in modo visibile la triplice dimensione di essere Chiesa: Parola, eucarestia e carità, mettendo tutto questo al servizio di volti e storie di vita che stanno nella sofferenza e nella fatica di vivere. Un'opera di Chiesa aperta a chi vuole mettersi al servizio di questi "volti" e che deve continuare ad avere un forte radicamento col territorio. La Fondazione che al momento ha dentro più di un'anima, ha bisogno di darsi un'anima sola e un cuore solo». Monsignor Nozza ha poi ringraziato i presenti: «Una pluralità di espressioni che il nostro territorio ha dentro di sé sia in termini ecclesiali e istituzionali che di competenze, espressione di solidarietà quotidiana a questa e ad altre strutture. Un grazie a chi in questa realtà serve con cuore, passione, intelligenza e competenza, agli ospiti e ai loro familiari che colgono sul territorio della diocesi opere segno dell'amore che Dio ha, dell'amore che una Chiesa ha per dire che cosa le sta veramente a cuore». «Il nostro istituto - ha quindi spiegato il direttore, Antonio Valenti - lo vedo come una cordata fatta di persone. A questa cordata, nel tempo qualcuno si è aggiunto, altri hanno lasciato questo percorso. Una cordata composta da istituzioni, operatori, associazioni di volontariato e amici che ultimamente si è potenziata. In testa a questa cordata ci sono i nostri bambini, i nostri ragazzi ospiti nell'istituto che rappresentano idealmente questa corda a cui ognuno di noi si aggancia e la destinazione non è importante, ma è importante la qualità del passo che la determinerà».

Il sindaco di Sarnico Franco Dometti, in rappresentanza dei primi cittadini del basso Sebino, ha poi sottolineato l'importanza di queste strutture sul territorio, strutture che se non ci fossero creerebbero problemi innanzitutto per le persone che ne hanno bisogno, ai loro familiari e alle istituzioni. Durante la Messa, all'omelia il vescovo Beschi non ha fatto mancare la sua riflessione e, rifacendosi proprio alla lettura di un brano del Vangelo di Matteo, ha detto: «Diventare piccoli come bambini significa stare vicini alla terra e vicini alla realtà, consapevoli che questa realtà ha tratti esaltanti ma ha anche i tratti della fragilità, della povertà, del limite, della quotidianità. Mentre ascoltavo con attenzione le relazioni che sono state proposte, veramente di grande ricchezza, pensavo alla terra, alla vita di tutti i giorni, di questi ragazzi e delle loro famiglie, proprio nei suoi aspetti più minuscoli. Ecco la vita di cui ci sta parlando Gesù: non è la grandezza del gesto eroico, ma la grandezza del gesto quotidiano. Noi guardiamo l'istituto Angelo custode, la sua storia, il suo presente e anche il suo futuro, una storia che vorremmo si arricchisse, ma questa storia sta nel giorno dopo giorno, in quei gesti che vengono compiuti da tutti: famiglie, operatori, volontari, tutto seminato nella terra, nella vita di ogni giorno». Alla giornata hanno anche partecipato, insieme al capogruppo Gianpietro Vavassori, un nutrito numero di penne nere che tanto hanno dato a questa istituzione, e Renato Bresciani, direttore del Dipartimento per le attività socio-sanitarie integrate dell'Asl di Bergamo.

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