Longuelo, odissea per 20 famiglie
«Casa pagata, ma non è nostra»

Una vicenda kafkiana. Perché vivere da mesi in una casa dopo averne pagato buona parte del prezzo di acquisto, ma non riuscire a perfezionarne il passaggio di proprietà per via di una serie di intoppi non solo burocratici ha un sapore vagamente surreale.

Una vicenda kafkiana. Chi la sta subendo non trova altri aggettivi per definirla. Perché vivere da mesi in una casa dopo averne pagato buona parte del prezzo di acquisto, ma non riuscire a perfezionarne il passaggio di proprietà - leggasi rogito - per via di una serie di intoppi non solo burocratici ha un sapore vagamente surreale. Capita a Longuelo, nel nuovo e centralissimo complesso «La corte granda», dove una ventina di famiglie su un totale di 40 appartamenti si trovano proprio in questa situazione.

Tutto ha inizio nel 2010, il progetto - un intervento di edilizia convenzionata con il Comune di Bergamo promosso dalla Immobiliare orobica di Calusco d'Adda - prevede oltre alla componente residenziale anche una zona commerciale al pian terreno con 6 negozi per un totale di 2 mila metri quadri. I problemi nascono da qui. Se il residenziale infatti viene venduto tutto o quasi sulla carta, il terziario, complici le difficoltà del mercato negli ultimi tre anni, non trova invece acquirenti in particolare per la superficie più ampia che si aggira sui mille metri quadri e giace tuttora invenduta. Risultato: le défaillance finanziarie dell'impresa - che aveva ottenuto un finanziamento di circa otto milioni di euro, ma che evidentemente senza la cessione della grande area commerciale non sono stati sufficienti - si riflettono sugli acquirenti, perché chi ha provveduto ad accendere un mutuo in maniera autonoma riesce a entrare regolarmente in possesso del proprio immobile, mentre quanti fanno affidamento sugli accordi tra la banca e i costruttori si trovano impantanati in un tira e molla tuttora in corso.

Uno scenario complicato, a proposito della quale né l'impresa né la banca hanno voluto rilasciare alcuna dichiarazione. Chi parla sono invece gli «aspiranti» acquirenti: «È una situazione assurda - spiega uno di loro - dopo aver stipulato il preliminare, con la consegna prevista nel marzo 2012, ho cominciato a pagare gli stati di avanzamento all'impresa arrivando a saldare il 90 per cento del prezzo pattuito. Si trattava di soldi chiesti in prestito ai miei genitori, che avrei dovuto restituire all'accensione del mutuo. Invece, finiti i lavori sono cominciati i rinvii e a oggi non abbiamo ancora notizie certe: l'impresa è irreperibile».

Per saperne di più leggi L'Eco di Bergamo del 14 ottobre

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