Aeroporti: Catullo dice sì a Save
ma Sacbo resta ancora in gioco

Via libera dall'assemblea dei soci del gruppo aeroportuale Catullo all'ingresso della società che gestisce lo scalo veneziano, Save, nell'azionariato. Gli azionisti hanno valutato «positivamente l'ingresso di Save come socio minoritario e partner strategico». Ma Sacbo resta in gioco.

Via libera dall'assemblea dei soci del gruppo aeroportuale Catullo all'ingresso della società che gestisce lo scalo veneziano, Save, nell'azionariato. Gli azionisti del gruppo che controlla gli aeroporti di Verona e Brescia hanno valutato «positivamente l'ingresso nella compagine sociale di Save come socio minoritario e partner strategico». Pertanto l'assemblea ha dato mandato al Cda della Catullo di approfondire con Save tutte le tematiche e gli aspetti procedurali inerenti la trattativa.

«Dall'assemblea dei soci è emersa la conferma che l'alleanza con Save ha un valore strategico». Lo ha detto Paolo Arena, presidente di Catullo Spa, la società che gestisce gli scali di Verona e Brescia-Montichiari, nella conferenza stampa tenuta all'aeroporto di Verona-Villafranca al termine dell'assemblea dei soci. Assemblea che ha valutato positivamente l'ingresso nella compagine sociale di Save quale socio minoritario e partner strategico.

Riguardo all'impossibilità di un libero concambio di azioni tra soci pubblici, Arena ha spiegato che «non c'è una via già determinata. Ci sono una serie di caselle come un puzzle, che vengono messe sul tavolo: se le incastriamo nel posto giusto, viene fuori l'immagine».

«I soci sono disponibili - ha aggiunto - se all'assemblea sarà proposto un chiaro progetto di integrazione dei sistemi aeroportuali. Ed è comunque previsto che il socio pubblico possa arrivare al concambio in caso di alleanze eccezionali». «Oggi - ha concluso il presidente di Catullo Spa - con questo mandato è stato compiuto un importante passo avanti della società; se arriveranno altre offerte saranno tenute in considerazione, con o senza Save dentro la compagine».

Ma, come dicevano gli antici latini, «in cauda, venenum»: il veleno è nella coda. Si, perchè quasi a chiusura dei lavori, il fronte bresciano ha insinuato tra i soci della Catullo il dubbio che l'fferta della Save potesse non essere la più vantaggiosa, rendendo così rischiosa la trattativa in esclusiva.

Dopo fitti conciliaboli, alla fine i soci sono usciti dall'assemblea con una posizione di parziale compromesso: il mandato al Cda di «approfondire con Save tutte le tematiche e gli aspetti procedurali inerenti la  trattativa». Ma nel contempo tenere la porta aperta ad eventuali altre offerte «che riguardino la Catullo nel suo complesso», precisa Arena. «Quella di Sacbo non era un'offerta, ma una manifestazione d'interesse per un ramo d'azienda che non esiste». Cioè Montichiari. E il senso è chiaro, o tutto o niente: «E qualsiasi offerta che si riferisca solo ad un supposto ramo d'azienda verrà rispedita al mittente».

Questa è la proposta, da qui deve ripartire anche Bergamo: o dentro, o fuori.

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