La contestazione al Ministro
Lo striscione: «Respingiamolo»

Non sono mancati attimi di tensione durante la visita di Roberto Maroni a Bergamo. Prima dell'arrivo del ministro, un gruppetto di giovani ha tentato di mettere in atto una contestazione. Cinque giovani hanno tentato di srotolare uno striscione, ma alcuni agenti della Digos e altri agenti di Polizia glielo hanno impedito. Ne è nato un parapiglia nella zona del Passaggio San Bartolomeo che però è stato subito sedato.

Alcuni cittadini che hanno assistito alla scena si sono divisi fra chi sosteneva la reazione degli agenti e coloro che invocavano la libertà di espressione. Altri ancora hanno lamentato il fatto che per l'arrivo di Maroni siano state adottate misure eccessive come la chiusura di alcune strade, via Camozzi in primis.

Al passaggio dell'auto blu del ministro, al momento della ripartenza per Roma, alcuni hanno urlato: «Vai a lavorare». Al termine della visita, davanti alla «Vedovella» è apparso uno striscione con la scritta: «Respingiamo Maroni».

Sulla vicenda interviene il Sindacato USB di Bergamo che in una nota firmata da Fiorangela Agustoni afferma. «Questa mattina, davanti alla Prefettura di Bergamo alcuni cittadini aderenti a diverse realtà che hanno aderito all'iniziativa spontanea di protesta e tra questi anche iscritti e dirigenti del Sindacato USB di Bergamo, mentre si tentavano di aprire uno striscione, sono stati gratuitamente aggrediti dalle forze dell'ordine schierati in assetto antisommossa in divisa ed in borghese. I militari hanno bloccato i cittadini, spingendoli all'interno del vicolo S. Bartolomeo e, nel tentativo di sequestrare lo striscione, il megafono e una videocamera, hanno cominciato in modo coordinato a spingere ed a picchiare con calci e pugni anche le donne, strappato intere ciocche di capelli ai ragazzi bloccati a terra. Tutto questo, mentre un loro presunto dirigente li incitava a “portare tutti dentro”. Alcuni passanti alla vista di questa aggressione si sono rivoltati urlando ” cosa fate? siamo in democrazia!”».

«Questa reazione - prosegue la nota del Sindacato Usb - ha contribuito certamente a fare desistere i militari nell'aggressione in atto. L'Unione Sindacale di Base denuncia questo comportamento autoritario, fascista e indegno di una società civile, esprime solidarietà ai suoi aderenti e a tutti i compagni e cittadini aggrediti. Ribadiamo e sosteniamo il nostro diritto e il diritto di tutti di esprimere liberamente opinioni e dissensi. USB sarà sempre in prima fila nel difendere e pretendere il rispetto di queste prerogative».

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