Allevatori alla riscossa:
latte crudo sicuro e contro la crisi

Gli allevatori bergamaschi pronti al rilancio del latte sfuso delle «casette» poste sul territorio: «È sicuro e controllato - dicono - non ci arrendiamo alle campagne terroristiche condotte a livello nazionale». Molte le iniziative in cantiere: sconti sul prodotto, depliant informativi, open day nelle aziende. Tutto per contrastare il calo di consumi registrato dopo che, nell'inverno scorso, è scoppiato il caso nazionale su alcuni bambini colpiti da un germe patogeno, l'escherichia coli (che causa diarrea e crampi addominali e nel 4% dei casi può avere conseguenze gravi) pare dopo aver bevuto latte crudo senza bollirlo. Il calo è stato vertiginoso, quasi del 50% per alcuni produttori. Un brutto colpo, con i tempi che corrono: l'industria paga ai produttori meno di 30 centesimi al litro per il latte destinato alla pastorizzazione o ai caseifici (poi rivenduto a 1,60-1,80 euro), perciò la possibilità di vendita diretta a 0,80-1 euro è una boccata d'ossigeno soprattutto per le piccole aziende, che faticano a sopravvivere alla concorrenza dei prodotti stranieri. Negli ultimi anni moltissime sono state costrette a chiudere.

Gli appassionati frequentatori delle «casette» apprezzano l'opportunità di avere latte fresco a disposizione a qualsiasi orario, quanto ne serve, con un sapore genuino, a un prezzo molto vantaggioso. Ci sono 65 punti di erogazione in provincia, aperti dal 2005 ad oggi. Distribuiscono più o meno 150 litri di latte ciascuno al giorno, quasi diecimila in tutto. Una quota di mercato rispettabile e preziosissima, come dicevamo, per gli allevatori, ma pur sempre di nicchia, che non insidia la grande distribuzione. Un'iniziativa che va nella direzione della «filiera corta», del contatto diretto tra aziende e consumatori, che già si attua con mercatini e «farm market» dove si trovano frutta e verdura a quotazioni convenienti. «Sappiamo - precisa Giancarlo Colombi, presidente della Coldiretti - che questo tipo di latte è particolare e non è adatto a tutti: ci sono soggetti che non lo tollerano e altri che non lo digeriscono. Ma l'informazione diffusa è stata, a torto, molto allarmante. Noi abbiamo preparato un opuscolo nel quale si fa chiarezza sulle caratteristiche e sulle modalità di consumo del prodotto. Dà solo informazioni e consigli, ma può essere utile a scacciare paure ingiustificate.

Il calo di vendite seguito alla campagna di stampa nazionale e ai provvedimenti del ministero della Salute ha creato un danno economico notevole ai produttori. Nessuno di noi vuole fare concorrenza alla grande distribuzione e al latte pastorizzato, tanto più che la maggior parte delle aziende destina molto latte a questo canale. Vendere il latte appena munto offre però ai consumatori la possibilità di provare un gusto diverso e arricchisce le iniziative che stiamo mettendo in atto per realizzare una "filiera corta" a vantaggio di tutti. Per i piccoli produttori in particolare è un'opportunità in più, li aiuta a sopravvivere. Per la gente c'è anche la possibilità di spendere meno: un prodotto di quella qualità a quel prezzo non si trova da nessuna parte». Non è così facile ottenere il permesso di vendere latte sfuso: «Le aziende che lo fanno - sottolinea un produttore di Bottanuco, Fabrizio Fumagalli - vengono sottoposte a controlli periodici severi su ciò che gli animali mangiano, sulle condizioni sanitarie, sulla qualità del prodotto. Nella nostra regione, è bene ribadirlo, non è mai stato individuato il batterio che ha dato origine ai malori in altri luoghi d'Italia.

Il latte sfuso fa bene anche all'ambiente: utilizzare la bottiglia di vetro disinfettandola o quelle dell'acqua attua un'operazione di riciclo, riducendo i materiali di scarto». Fumagalli, impegnato in attività didattiche nelle scuole, sta studiando un'iniziativa anti-crisi con altri produttori, che prevede sconti sul prezzo del latte alla fine del mese, nel momento più critico per le famiglie. «Noi ci esponiamo in prima persona - aggiunge Alma Manzoni, produttrice di Brembate Sopra -. La gente sa dove viene prodotto il latte. Speriamo che la proposta dell'etichettatura, che mostrerà anche la provenienza dei prodotti industriali, portando più trasparenza contribuisca a sostenerci. Anche noi abbiamo risentito del calo di vendite ma teniamo duro. Ci auguriamo che alla lunga la qualità del nostro lavoro faccia la differenza».

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