Eccezionale intervento ai Riuniti
A 13 mesi guarita da grave aritmia

Un’aritmia ventricolare incessante, manifestatasi improvvisamente a 12 mesi, costringeva il suo cuore a battere costantemente in tachicardia. Dopo due ricoveri in altrettanti ospedali del milanese, la piccola Benedetta è arrivata a Bergamo con un quadro clinico molto complesso e poche speranze di sopravvivere senza un trapianto.

L’èquipe della Cardiologia, in particolare il Centro per la diagnosi e la cura delle cardiopatie congenite diretto da Adele Borghi, hanno cercato di mettere a punto una terapia farmacologica, ma in poche settimane è stato evidente che l’unica possibilità era un intervento di ablazione della regione del cuore in cui ha origine il disordine elettrico, eseguito lo scorso 27 novembre 2008. «Il fatto che la paziente fosse così piccola, meno di dieci chilogrammi di peso - spiega Francesco Cantù, responsabile del Centro di Elettrofisiologia - rendeva l’intervento molto rischioso. La prima difficoltà era data dal dover individuare correttamente, grazie a una mappatura dei segnali elettrici cardiaci l’area da cauterizzare in un cuore così piccolo».

«Una seconda difficoltà consisteva nell’eseguire un’ablazione nel ventricolo sinistro, la struttura più importante del cuore e di più difficile accesso. La regione da trattare è stata raggiunta grazie a una sonda transfemorale, avanzata nel ventricolo di sinistra attraverso il forame ovale, una finestra di collegamento tra le due cavità cardiache, che si chiude al momento della nascita e che abbiamo temporaneamente riaperto», chiarisce Paolo De Filippo, che con Cantù ha eseguito l’intervento.

In sala gli anestesisti della Cardioanestesia diretta da Luca Lorini, due infermieri e un tecnico dell’Emodinamica guidata da Orazio Valsecchi. Francesco Cantù e Paolo De Filippo avevano già eseguito nel 2006 un intervento simile su un bambino di 11 mesi: «Ma l’aritmia di cui soffriva Benedetta - sottolinea Cantù - era più maligna. Nel primo caso il problema originava dall’atrio cardiaco destro, la prima struttura cui si accede salendo con un catetere dalla vena femorale. Per questo l’intervento di Benedetta è unico in Italia - continua Cantù -. Il nostro è uno dei pochi centri che si occupa di elettrofisiologia pediatrica e stiamo sperimentando un nuovo tipo di catetere mai impiegato con i bambini, che ci ha consentito di avere successo in questo e in altri 30 casi. Un’attività documentata scientificamente da sei pubblicazioni nel 2008, alcune delle quali sostenute dall’American Heart Association».

Oggi per la piccola Benedetta, due anni appena compiti, la stanchezza, il respiro affannoso e il deficit cardiaco sono un ricordo e conduce una vita assolutamente normale. I genitori, che vivono in una città lombarda a una sessantina di chilometri da Bergamo e hanno altri tre figli, sanno che è tutto sotto controllo grazie a un dispositivo inserito sottopelle che, com un apparecchio molto simile a un mouse, trasmette in automatico i parametri cardiaci ai medici dell’Elettrofisiologia. Dei pazienti che si avvalgono di questo innovativo sistema Benedetta è la più giovane in Italia.

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