Dalla truffa alla corruzione
Nei guai anche 21 carabinieri

Soldi che sparivano durante i sequestri, indagini parallele e prezzolate, straordinari e presenze contabilizzati arbitrariamente, patenti di guida risparmiate, denunce omesse a volte in cambio di denaro, auto di servizio usate per i propri comodi.

Soldi che sparivano durante i sequestri, indagini parallele e prezzolate, straordinari e presenze contabilizzati arbitrariamente, patenti di guida risparmiate, denunce omesse a volte in cambio di denaro, auto di servizio usate per i propri comodi.

Era l'ambiente sotterraneo in cui - se saranno provate le accuse - si sarebbero mossi alcuni carabinieri della compagnie di Zogno e di Bergamo e della tenenza di Seriate. Un modo di lavorare «border line» che per 4 anni è stato scandagliato dal pm Franco Bettini, giunto alla conclusione di un'inchiesta che vede 49 indagati (tra cui 21 militari dell'Arma; in questi articoli vengono menzionate le posizioni di maggior rilievo o di una certa rilevanza) e 77 capi di incolpazione per reati che vanno dalla corruzione all'abuso d'ufficio, dalla truffa al furto, alla rivelazione del segreto d'ufficio, al favoreggiamento, al peculato.

Un'indagine complicata, tenuta insieme dal filo rosso delle intercettazioni telefoniche, e funestata dal suicidio di due indagati: Pierluigi Gambirasio, brigadiere del nucleo operativo radiomobile di Zogno che tre anni fa si era tolto la vita nel suo ufficio con la pistola d'ordinanza, e Silvana Sonzogni, imprenditrice di Zogno e convivente di un capitano dei carabinieri.

Tutto era partito nel febbraio del 2009, quando alcuni automobilisti rimasti feriti in incidenti stradali s'erano visti capitare a casa emissari di agenzie per il recupero degli indennizzi. Come facevano - s'erano chiesti prima di correre a denunciare - ad avere i loro dati personali?

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