Romano, giù Palazzo muratori?
La decisione con un referendum

Un referendum per decidere il futuro del Palazzo dei muratori. L’amministrazione comunale di Romano ha deciso di chiedere ai cittadini se abbattere o meno il discusso edificio che sorge nel centro del paese.
Partecipa al sondaggio

Un referendum per decidere il futuro del Palazzo dei muratori. L’amministrazione comunale di Romano ha deciso di chiedere ai cittadini se abbattere o meno il discusso edificio che sorge nel centro del paese. La consultazione referendaria si terrà entro la scadenza del mandato amministrativo in corso, nel 2014. Il referendum consultivo risulta tra i programmi dell’amministrazione di centrodestra già approvati dal Consiglio comunale. La costruzione del Palazzo dei muratori a Romano, su progetto dell’architetto Fausto Bontempi, iniziò nel 1995 nel luogo dove prima sorgeva l’edificio della Cariplo, in piazza Roma, cuore storico e artistico della cittadina della Bassa. Si tratta di un palazzo che da subito è stato oggetto di discussioni, commenti e critiche.

L’allora sindaco Giuseppe Longhi volle intitolarlo ai muratori per ricordare, come disse allora il primo cittadino: «La fatica e i sacrifici di una delle categorie che sono state e sono determinanti nell’economia di Romano». Il Palazzo dei muratori non è un nuovo soggetto di sondaggi. Nel 2002, su iniziativa della lista civica Patto per Romano, mille persone avevano detto la loro sull’edificio. Quasi il 60% si era espresso per l’abbattimento della struttura, poco meno del 40% era favorevole ad una sua riqualificazione funzionale e un numero esiguo di votanti chiedeva il mantenimento dello status quo. L’abbattimento del palazzo, che è costato oltre 2 miliardi delle vecchie lire, è ancora la proposta più gettonata stando ai commenti raccolti in piazza e sotto i portici del centro storico.

Mario Suardi, vicesindaco e segretario della Lega Nord di Romano, non ha dubbi: «Per me, per noi, il referendum dovrà essere un si o un no sull’abbattimento. Un documento del Fondo ambiente italiano del 2008 rivela che alla domanda di segnalare qual è l’edificio più brutto della città, il 95% dei romanesi ha indicato il palazzo di piazza Roma. Siamo per l’abbattimento e presenteremo ai cittadini le nostre proposte per la riqualificazione dell’area senza quell’edificio». Giusy Quinzi da quasi 10 anni ha un negozio in via Colleoni ed è stata presidente dell’associazione «I Negozi di Romano»: «Adesso che il palazzo c’è, non bisogna buttare via altri soldi; personalmente sono dell’idea che debba essere utilizzato meglio, rendendolo più vivo, pensando a ridurre il costo del noleggio della sala riunioni che per alcuni gruppi o associazioni ,specie di giovani, può essere un problema; certamente c’è voluto un po’ di tempo per accettare una costruzione così ma visto che c’è, usiamola al meglio». «È giusto che la gente possa dire la sua, ma da qui al giorno del referendum troviamo un modo per utilizzare questo palazzo» dice in sostanza Pietro Perego, storico referente del circolo artistico «Il Romanino» che da 35 anni opera a Romano. «A me il palazzo non è mai piaciuto, non è stato utilizzato per quello che si pensava; bisogna tenerlo pulito, in ordine, difeso dal vandalismo e va sperimentata una gestione diversa con un nucleo di persone di riferimento d’intesa con il Comune».

«Sembrava che il referendum si dovesse fare subito dopo le elezioni, ma non c’è un indirizzo chiaro in materia da parte dell’amministrazione – commenta l’ex sindaco Emilio Tognoli che è contrario al referendum «perché si vuole colpire la storia e la tradizione di Romano degli ultimi 30 anni almeno; il palazzo è stato collocato dove si trova e realizzato d’intesa con la Soprintendenza competente».

L’attuale sindaco Michele Lamera conferma che «il referendum si farà perché sono i cittadini che si devono esprimere su questo edificio dalla storia così travagliata e tanto discusso; noi presenteremo proposte di riordino della piazza se i cittadini decideranno per la demolizione cercheremo la soluzione pratica meno onerosa possibile per il Comune».

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