Tibet, la salma di Piantoni
verso casa a dorso di yak

Nyalam, una trentina di chilometri da Zangmou, lungo la frontiera tra Tibet e Nepal. È arrivato qui il gruppo che si sta occupando del tentativo di riportare in Italia Roby Piantoni, l'alpinista bergamasco di 32 anni morto nei giorni scorsi cadendo in un crepaccio durante il tentativo di conquista dello Shisha Pangma, nella catena dell'Himalaya.

Domenica il triste corteo ha bruciato le tappe e in un solo giorno è riuscito a passare dal campo base avanzato all'ultimo villaggio dell'altopiano tibetano prima del confine. Questo è stato possibile grazie alla squadra di portatori che era arrivata proprio da Nyalam, ma soprattutto alla possibilità di utilizzare gli yak, cosa che invece nelle prime fasi del recupero delle spoglie dell'alpinista, deceduto nella notte tra mercoledì e giovedì scorso dopo essere caduto in un crepaccio, era stata invece esclusa.

Ora si prosegue e, salvo intoppi burocratici, martedì il gruppo dovrebbe arrivare a Kathmandu. Dopodiché Adriano Greco, unico valtellinese della spedizione, dovrebbe ripartire alla volta dell'Italia, mentre Marco Astori e Yuri Parimbelli si fermeranno nella capitale nepalese ancora qualche giorno, e cioè per il tempo indispensabile per sbrigare le ultime formalità, ma soprattutto per verificare la possibilità di cremare le spoglie dell'amico sul posto.

Nel frattempo la valle di Scalve si prepara a rendere l'estremo omaggio al suo alpinista di punta, un omaggio che è facile immaginare sentito ed estremamente partecipato. Perché se Roby Piantoni era certamente uno dei rappresentanti più noti nel panorama alpinistico bergamasco.

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