Pendolari, di male in peggio
tra ritardi, freddo e porte rotte

L'odissea dei pendolari continua. Pubblichiamo la lettera che ci è giunta in redazione dopo il viaggio del 3 novembre sul treno per Milano delle 7.20.

L'odissea dei pendolari continua. Pubblichiamo la lettera che ci è giunta in redazione dopo il viaggio del 3 novembre sul treno per Milano delle 7.20.  

«Anche stamattina (3 novembre, ndr) il treno per Milano delle 7.20 era composto da soli 6 vagoni con gente in piedi già da Bergamo e un carnaio da Verdello. Ricordate quando questo treno viaggiava con nove carrozze e c'era l’impegno formalizzato da Trenitalia e Regione di portarle a 10 con l’introduzione della prima classe? Risultato: prima classe frequentata da pochi ferrovieri che viaggiano gratis e con i controllori scatenati a controllare gli “abusivi” e tutti gli altri in piedi.

Anche stamattina (3 novembre, ndr) il treno è arrivato già in ritardo da Brescia mantenendo il ritardo fino a Milano (pochi o tanti minuti a seconda dei giorni) nonostante gli orari allungati rispetto ai tempi di percorrenza antecedenti il quadruplicamento e il raddoppio.

Tutte le mattine ci fermiamo al bivio di Treviglio ad aspettare di incrociare altri treni (dov’ è finito il salto di montone?). Quest’estate non funzionava il condizionamento, adesso non funziona il riscaldamento, le porte sono rimaste rotte come prima.

Le grandi promesse preelettorali dei nostri politici sono rimaste nei cassetti, buone per la prossima volta. Però sui giornali leggiamo ogni giorno degli interventi per difendere l’Eurostar per Roma, grandi investimenti per ampliare l’aeroporto, ecc.

Delle decine di migliaia di passeggeri che ogni giorno vanno a Milano non interessa niente a nessuno. D’altronde loro vanno a lavorare o studiare, non sono mica allegri vacanzieri low cost».

Gigi Mologni

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