Amianto, Formigoni indagato
L’accusa è quella di corruzione

Nell’intricato giro di presunte tangenti pagate dall’imprenditore di Grumello del Monte, Pierluca Locatelli, per l’ok alla discarica di amianto di Cappella Cantone , gli inquirenti hanno trovato anche una serie di tracce che portano a Formigoni.

Da mesi ormai le indagini puntavano in alto e alla fine nell’intricato giro di presunte tangenti pagate dall’imprenditore di Grumello del Monte, Pierluca Locatelli, per l’ok alla discarica di amianto di Cappella Cantone (Cremona), gli inquirenti hanno trovato anche una serie di tracce che portano a Roberto Formigoni. Così l’ex Governatore lombardo e ora senatore del Nuovo centrodestra è stato iscritto nel registro degli indagati con l’accusa di corruzione.

Il nome del «Celeste» va ad aggiungersi a quelli di Locatelli, degli ex assessori regionali Marcello Raimondi e Franco Nicoli Cristiani e degli ex vertici della Compagnia delle Opere di Bergamo, Rossano Breno e Luigi Brambilla.

Nei prossimi giorni il procuratore aggiunto di Milano, Alfredo Robledo, e i pm Paolo Filippini e Antonio D’Alessio chiuderanno le indagini su quella vicenda di presunte mazzette venuta alla luce più di due anni fa con gli arresti nel novembre 2011 di Nicoli Cristiani e Locatelli. E mentre l’imprenditore, dopo aver collaborato con gli inquirenti riempiendo almeno tre verbali, punta, da quanto si è saputo, al patteggiamento, solo con il deposito degli atti si potrà avere un quadro più preciso delle imputazioni a carico degli indagati.

A Formigoni, in sostanza, viene contestato di essersi speso in prima persona per far approvare su sua «proposta» la delibera di Giunta «numero 1594» del 20 aprile 2011 che diede il via libera alla realizzazione di quella discarica che tanto interessava a Locatelli. Sempre secondo l’accusa, l’allora presidente del Pirellone sarebbe stato a conoscenza che Locatelli, per ottenere quel provvedimento, aveva versato mazzette in due direzioni. Da una parte, infatti, l’imprenditore fece avere, stando alle indagini, 100 mila euro a Franco Nicoli Cristiani, che all’epoca era vice presidente del Consiglio regionale. Dall’altra, avrebbe «oliato» l’ex presidente della Cdo Breno e il suo vice Brambilla con 210 mila euro e con lavori gratis, sempre secondo l’accusa, per alcune centinaia di migliaia di euro alla scuola Imiberg di Bergamo, legata alla Cdo. E Breno e Brambilla, secondo i pm, sarebbero stati i «referenti» dell’allora assessore Raimondi, ossia coloro che, secondo le carte dell’inchiesta, si sarebbero attivati con «gli amministratori della Regione Lombardia» per favorire gli «interessi» di Locatelli e «l’ottenimento dell’Autorizzazione regionale per l’apertura» della discarica, che poi non andò in porto anche perché scattò l’inchiesta. Da questi presunti accordi corruttivi, stando alle indagini, Formigoni avrebbe tratto vantaggio garantendosi l’appoggio politico-elettorale dei due esponenti del Pirellone e dei loro referenti, tra cui gli ex vertici della Cdo.

Il salto di qualità dell’inchiesta si era già materializzato lo scorso aprile, quando in Procura era stato convocato Nicola Maria Sanese, l’ex capo della segreteria di Formigoni. Era stato proprio Sanese, infatti, a firmare la delibera di Giunta per il sì alla discarica, su proposta dell’allora Governatore. In quel periodo, però, i tecnici dell’Arpa, l’Agenzia regionale per l’ambiente, mostravano tutte le loro perplessità, scrivendo nelle loro relazioni che sarebbe stato opportuno effettuare «indagini preliminari per verificare la natura e la qualità dei terreni presenti sul fondo della cava». Oppure segnalavano che doveva «essere eseguito almeno un monitoraggio idro chimico». Nessuna di queste osservazioni, però, secondo gli inquirenti, venne presa in considerazione. Anzi, il 26 settembre 2011 arrivò anche l’ok definitivo alla discarica con l’Autorizzazione integrata ambientale firmata, stando alle carte dell’inchiesta, «dal dirigente della struttura autorizzazioni e innovazione in materia di rifiuti, Dario Sciunnach». Sciunnach, all’epoca funzionario dell’assessorato al Territorio, aveva preso, in pratica, il posto di un altro funzionario che nella pratica «Cappella Cantone» avrebbe subito pressioni per firmare quell’autorizzazione, ma poi si sarebbe rifiutato.

Per approfondire il tema delibera e autorizzazioni i pm negli ultimi mesi hanno sentito a verbale diversi funzionari e tecnici degli uffici regionali. Anche a Locatelli, che nei suoi verbali aveva tirato in ballo Nicoli Cristiani e Raimondi, sono state fatte di recente domande sul ruolo di Formigoni, ma l’imprenditore ha detto di non sapere nulla sul punto. Intanto, il «Celeste» respinge al mittente le accuse parlando di contestazioni «infondate». Per lui, però, questa è la terza inchiesta per corruzione a Milano, dopo le due che lo hanno già toccato e che riguardano presunte «stecche» nella sanità.

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