Bergamo Città dei Mille
Ma Garibaldi resta al buio...

Federconsumatori interviene per evidenziare una lacuna riguardante la poca visibilità di uno dei più importanti (storicamente) monumenti di Bergamo

«Per chi la sera arrivi alla Rotonda dei Mille, praticamente a fianco di Palafrizzoni, fa un certo effetto vedere il monumento all’«Eroe dei due Mondi» nella più completa oscurità. Chi o cosa ostacola il portare luce alla statua? Sulla questione sollecitammo l’intervento dell’Amministrazione precedente… E qualche amico ci fece notare che eravamo degli ingenui a pensare che ci ascoltassero se parlavamo di rendere onore a Garibaldi» rileva Federconsumatori, alludendo alla presenza della Lega nella scorsa Giunta.

«Infatti ci fu risposto che non si poteva illuminare il monumento perché non c’era il collegamento elettrico (cosa che, immodestamente, avevamo intuito anche da sol): e non ne fecero più nulla. Ora, a condizioni politiche mutate, pensiamo valga la pena rinnovare l’invito ai nostri amministratori perché valorizzino l’uomo rappresentato dalla statua che campeggia in mezzo alla rotonda dei Mille. Anche nel ricordo di quei concittadini grazie ai quali possiamo fregiarci del nome Bergamo Città dei Mille».

E che Bergamo celebra da anni, ora con un monumento nella rotonda dei Mille, che in passato se ne stava in Piazza Vecchia, come da fotografia di Storylab.

Nella didascalia della foto originale, piazza Vecchia veniva chiamata piazza Garibaldi, ridenominata in suo onore nel 1861, dalla Bergamo «dei Mille». Al centro della piazza simbolo di Città Alta c’era infatti il monumento a Garibaldi, quello che oggi troneggia sulla rotonda dei Mille. Il trasloco risale ai primi del Novecento, in occasione di una «sistemazione» di Piazza Vecchia. Il monumento a Garibaldi (opera in bronzo di Alberto Maironi, alta 3 metri e 30) venne inaugurato, con un nuovo basamento, (e per la seconda volta) il 20 settembre 1922, nel cuore della città bassa. Al suo posto, in piazza Vecchia, venne ripristinata la Fontana del Contarini, dono (nel 1780) dell’omonimo podestà veneto. La statua è rimasta immutata, a differenza del suo basamento. L’originale aveva quattro leoni in bronzo, qualcuno dice che siano stati venduti come rottami nel 1951, altri sostengono che durante la Guerra siano stati fusi per uso bellico.

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