Bertola respinge tutte le accuse:
«Contro di me una montatura»

Pressioni per riscuotere polizze? «Non ne ho mai fatte». Utilizzo di linguaggi criptici per nascondere le intenzioni? «Mi è stato chiesto, a me non interessava».

Stipula di polizze rischio morte sulla vita di Roberto Puppo come garanzia? «Nessuna intestata a me e quella con beneficiaria mia moglie la ritenevo del tutto inutile». Le accuse di Valentino Masin e Alberto Mascheretti? «Tutto falso: hanno inventato cose per ottenere benefici».

Un fuoco di fila di domande e di risposte, spesso fatte di «premesse» e precisazioni, senza trascurare qualche reciproca stoccata alternata a complimenti e sottile ironia: anche il secondo giorno di interrogatorio da parte del pubblico ministero Carmen Pugliese all’architetto Fabio Bertola, a processo davanti alla Corte d’assise di Bergamo perché ritenuto il mandante dell’omicidio di Roberto Puppo, l’operaio di Osio Sotto ucciso in Brasile a novembre 2010, ha messo in evidenza soprattutto la combattività dei due protagonisti.

Le parole «macchinazione» o «montatura» non emergono mai dalle risposte di Bertola alle domande del pm, ma il senso delle sue risposte non può essere frainteso e alla fine a ottenere anche una risposta diretta e inequivocabile è la presidente della Corte Antonella Bertoja: «Quello che è stato detto nei miei confronti (da Masin e Mascheretti, ndr) è tutto falso - dichiara Bertola -. Lo hanno detto dopo il loro arresto, dopo aver letto gli atti del procedimento, e vediamo il vantaggio che hanno ottenuto». L’allusione, per nulla velata, è al cambio di imputazione all’interno del processo: arrestati entrambi per concorso in omicidio, dopo gli accertamenti della Procura Masin e Mascheretti erano stati scarcerati e avevano visto la loro posizione ridimensionarsi in quella di favoreggiamento, reato per cui hanno poi patteggiato. L’interrogatorio di Bertola proseguirà ancora il 13 febbraio.

© RIPRODUZIONE RISERVATA