Bocia, sotto torchio 6 ore in Tribunale:
«Ho le mie colpe, non parlo di altri»

Udienza fiume quella di lunedì 9 febbraio per il maxi processo sugli ultrà. Al banco degli imputati c’era Claudio Galimberti, da tutti conosciuto come «Bocia», capo dei tifosi della Curva Nord dell’Atalanta.

Un interrogatorio fiume con l’ultrà atalantino che ha risposto in contradditorio a tutte le domande del pm Carmen Pugliese, ma parlando però soltanto di se stesso, senza accusare nessun altro.

Il tifoso ha ammesso le sue responsabilità per aver partecipato agli scontri dopo Atalanta-Catania del 2009: «Ci siamo picchiati con gli ultrà siciliani, in modo leale, a pugni e con qualche cinghiata, ma non con i coltelli», alludendo così ad altre tifoserie.

Il Bocia ha invece negato le sue responsabilità in merito all’aggressione al tifoso juventino avvenuta tra il 6 e il 7 maggio del 2012. «Ero presente, ma non ho assolutamente partecipato all’aggressione. Chi è stato? Controllate le telecamere».

Il capo ultrà ha parlato anche dei gravi incidenti (con auto bruciate) alla Berghèm Fest di Alzano 2010: «Non c’entro nulla con gli incidenti. So chi è stato, ma non ve lo dico. Quello è stato un tradimento nei miei confronti».

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