Bossetti, chiesta la scarcerazione
La perizia: «Dna, situazione insolita»

«L’analisi del Dna mitocondriale estratto dalle tracce 31G19 e 31G20 palesava una situazione insolita: a fronte di quantità significativamente elevate di Dna maschile in tali campioni (circa il 50 per cento nel campione 3G19 e il 70 per cento nel campione 31G20), l’analisi del Dna mitocondriale evidenziava un aplotipo misto con una componente maggioritaria riconducibile alla vittima e una minoritaria di difficile interpretazione».

Lo scrive il consulente della Procura, Carlo Previderè, dell’Università di Pavia, nella relazione consegnata al pm Letizia Ruggeri. Ed è proprio su questa affermazione che l’avvocato difensore di Massimo Bossetti, Claudio Salvagni, fa leva nel chiedere di nuovo la scarcerazione del suo assistito.

È su due sigle che si discuterà a processo: 31G19 e 31G20. Gli slip di Yara erano stati idealmente suddivisi in quadratini dai Ris di Parma, che li hanno analizzati. Ed è nei settori denominati 31G19 e 31G20 che i microscopi hanno scovato il dna di Ignoto 1, poi risultato appartenere a Bossetti. Non c’è dubbio, secondo la Procura: il profilo biologico è suo. Lo stesso Previderè non lo mette in discussione, anche se solleva una questione su cui la difesa ha imperniato ben quindici pagine di istanza di scarcerazione. Il punto è che, a fronte di un dna nucleare (Ignoto 1) così ben conservato e leggibile, le analisi non hanno permesso di trovare nei settori in esame alcuna traccia del dna mitocondriale di Bossetti.

L'avvocato difensore di Bossetti, Claudio Salvagni, va all’attacco: «La scienza non può valere a intermittenza: se per la procura il Dna nucleare è di Bossetti ed è buono, devono spiegarci perché nella traccia non c’è quello mitocondriale. Chiariscano i dubbi, ma nel frattempo un uomo che è in carcere da quasi 8 mesi non può stare dentro ancora, va scarcerato».

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