Bossetti in cella con altri detenuti
Scarcerazione, ricorso in Cassazione

Dopo 137 giorni in assoluto isolamento, Massimo Bossetti è stato trasferito e ora condivide la cella con altri tre detenuti.

Questo l’effetto del provvedimento con cui il pubblico ministero, Letizia Ruggeri, ha disposto la revoca del regime di isolamento giudiziario per l’uomo accusato di essersi macchiato dell’omicidio di Yara Gambirasio.

La decisione del pm era arrivata del tutto inaspettatamente e senza specifica richiesta degli avvocati difensori, nel giorno del quarantaquattresimo compleanno del muratore di Mapello, martedì scorso.

Sulle motivazioni che hanno indotto il magistrato a disporre la revoca dell’isolamento, poco trapela. Di certo – a dispetto del giorno in cui è stato firmato il provvedimento – difficile pensare a un «regalo» di compleanno per l’indagato. L’isolamento giudiziario, recitano le norme, viene disposto per «particolari esigenze di cautela» a fronte di un «concreto e attuale pericolo per l’acquisizione o la genuinità della prova»: probabilmente la Procura, a questo punto delle indagini, ritiene che questa cautela nei confronti di Bossetti non sia più necessaria, avendo un quadro accusatorio delineato e cristallizzato.

Nella sezione «protetti» ora Bossetti condivide la cella con altri tre detenuti. «Il mio assistito – ha commentato l’avvocato Claudio Salvagni – ha appreso con un certo timore la scelta della revoca dell’isolamento: è noto infatti a tutti che i detenuti accusati di un certo tipo di reato non sono ben visti dagli altri. Inoltre, si sa che in questi mesi ha ricevuto anche minacce».

Mercoledì mattina l’avvocato Salvagni, che con la collega Silvia Gazzetti assiste il muratore di Mapello, si è recato a Brescia per presentare formalmente il ricorso in Cassazione contro la decisione del Riesame di tenere in carcere l’indagato. A sostegno del suo nuovo atto, il legale può sollevare soltanto questioni di natura procedurale.

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