Bossetti, inchiesta chiusa
Accuse di omicidio e calunnia

A quattro anni esatti dal terribile giorno in cui fu ritrovato il corpo di Yara Gambirasio, dopo un lavoro imponente tradotto in oltre cinquanta faldoni di indagine, il pubblico ministero Letizia Ruggeri ha chiuso l’inchiesta sull’omicidio della tredicenne di Brembate Sopra.

L’avviso di conclusione delle indagini preliminari è stato notificato nel pomeriggio di giovedì 26 febbraio a Claudio Salvagni, in qualità di avvocato difensore dell’unico indagato per il delitto: Massimo Bossetti, 44 anni, in cella da oltre otto mesi, incastrato dall’indizio del Dna.

Ora la difesa avrà venti giorni di tempo per acquisire copia del fascicolo (si parla di qualcosa come 60 mila pagine di atti) ed eventualmente chiedere un nuovo interrogatorio dell’indagato o depositare memorie difensive scritte. Dopodiché il pm potrà chiedere il processo.

Nell’avviso di conclusione delle indagini sono due i reati contestati a Bossetti. Il primo, ovviamente, è l’omicidio. Due le aggravanti contestate. La prima: l’aver «adoperato sevizie e aver agito con crudeltà». È un’aggravante che prevede l’ergastolo. La seconda: Bossetti avrebbe «approfittato di circostanze di tempo (in ore serali/notturne), di luogo (in un campo isolato) e di persona (un uomo adulto contro un’adolescente di 13 anni) tali da ostacolare la pubblica e privata difesa».

C’è anche un nuovo reato, contestato formalmente a Bossetti per la prima volta con l’avviso di chiusura delle indagini: la calunnia nei confronti di Massimo Maggioni, uno dei suoi colleghi del cantiere di Palazzago, quello in cui lavorava all’epoca del delitto. In uno degli interrogatori il muratore di Mapello, nel tentativo di allontanare da sé i sospetti, sarebbe arrivato ad accusare il collega dell’omicidio, invitando gli inquirenti ad indagare sul suo conto.

Leggi su L’Eco di Bergamo del 27 febbraio due pagine approfondite sul caso

© RIPRODUZIONE RISERVATA