Bossetti non risponde. Foto e video
L’ira dei legali: su di lui troppe pressioni

Resta in silenzio Massimo Bossetti, sottoposto a interrogatorio nella mattinata di lunedì 24 novembre il carcere. Il muratore di Mapello, in cella da cinque mesi con l’accusa di aver ucciso Yara Gambirasio, si è avvalso della facoltà di non rispondere.

Alla casa circondariale sono arrivati verso le 10,15 il pm Letizia Ruggeri, titolare dell’inchiesta, e i difensori dell’artigiano, gli avvocati Claudio Salvagni e Silvia Gazzetti. All’esterno del carcere una folla di cronisti, fotografi e operatori televisivi.

Poco dopo le 11 i legali e il pm hanno lasciato il carcere. Gli avvocati non hanno usato mezzi termini per descrivere la loro insoddisfazione per come Bossetti è trattato in carcere, spiegando che il muratore sarebbe sottoposto a «continue pressioni» per farlo confessare «anche da coloro a cui è affidata la sua custodia».

«A fronte di un atteggiamento inaccettabile dalla procura – hanno aggiunto i due avvocati – il signor Bossetti ha deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere. Al signor Bossetti è stato rifiutato di vedere il proprio consulente criminologo Ezio Denti».

Com’è noto, il suo profilo genetico corrisponde a quello di «Ignoto 1», rilevato sui vestiti della tredicenne rapita e uccisa ormai quattro anni fa. Intanto si è saputo che, due settimane fa, gli inquirenti hanno anche riascoltato una testimone che era stata già sentita varie volte nel corso dell’indagine. Si tratta Marina Abeni, una donna che vive nelle vicinanze della famiglia Gambirasio e che, la sera del 26 novembre 2010, notò due persone nascoste dietro un cespuglio.

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