Calderoli tuona contro Bossi
«Deve fare un passo indietro»

«Mi dispiace che Umberto Bossi non sia qui stasera. Gli avrei chiesto di fare un passo indietro». È un Roberto Calderoli stanco e provato quello che sale sul palco della Bèrghem de Sóta a Spirano, ma terribilmente determinato

«Mi dispiace che Umberto Bossi non sia qui stasera (sabato sera 23 novembre, ndr). Gli avrei chiesto di fare un passo indietro». È un Roberto Calderoli stanco e provato («Ho l’influenza e a gennaio mi operano per la quarta volta», rivela) quello che sale sul palco della Bèrghem de Sóta a Spirano, ma terribilmente determinato. Quasi chirurgico.

Fatica inizialmente a catturare l’attenzione della platea leghista («Se non mi seguite per 10 minuti vado avanti a parlare per 50», minaccia) impegnata al desco, ma poi è un crescendo. Di staffilate. «Ho trasformato casa mia in un luogo dove la mattina ricevo i malpancisti del congresso e il pomeriggio i candidati pentiti che non riescono a raccogliere le firme» esordisce, prima di rivolgersi al senatur, arrivato la sera prima a sorpresa a Spirano dopo una cena elettorale a Trescore. «Non può sottoporsi al voto, lui è il simbolo dell’unità della Lega. Anche a me e Giorgetti hanno chiesto di candidarci alla segreteria federale: abbiamo rifiutato, A volte bisogna fare un passo indietro per farne fare uno avanti al movimento».

E non lesina critiche a Bossi: «Io non mi sento un traditore, e sbaglia a parlare di epurazioni: ce ne sono state 37 da quando Maroni è segretario, contro le 42 dei primi 6 mesi del 2012, quando c’era ancora Umberto». Che ha deciso di andare allo scontro e giocarsi il tutto per tutto: «Sbaglia a dire che se vince cambia la classe dirigente considerandola di traditori e che se perde se ne va: perché la Lega è diversa, e ce l’ha insegnato lui».

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