Capannone davanti all’abbazia
«Ma non è un’opera invasiva»

Ad Albino ci si sta preparando alla maratona per l’approvazione della terza variante al Piano di governo del territorio. Tra queste, la proposta di un privato che chiede l’edificabilità di un terreno in via San Bernardo di Chiaravalle ad Abbazia su una superficie di circa 500 mq.

Ad Albino ci si sta preparando alla maratona per l’approvazione della terza variante al Piano di governo del territorio che da domani vedrà il Consiglio impegnato nell’analisi di quasi 150 osservazioni. Tra queste, la proposta di un privato che ha richiesto di dichiarare nuovamente edificabile il proprio terreno posto in via San Bernardo di Chiaravalle ad Abbazia, dove vorrebbe costruire una tettoia alta 3,70 metri fuori terra su una superficie di circa 500 metri quadrati.

«Non si tratta di un’opera invasiva che possa occultare la vista della storica abbazia benedettina: la quota dell’imposta del tetto dell’edificio non supera la quota del piazzale dell’oratorio su cui si affaccia l’edificio con le sue tre absidi» spiega il proprietario Marco Gotti, che trova esagerato l’allarme lanciato da un gruppo di residenti, «per giunta pochi» sottolinea l’uomo. In realtà la prima ipotesi prevedeva un capannone «ma non certo in cemento armato, perché è chiaro che si usa il buonsenso» specifica Gotti.

Per due volte è stata chiamata in causa la Direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici della Lombardia, interpellata durante la prima fase di procedura di Vas (Valutazione ambientale strategica) in merito al progetto del capannone e più recentemente per la seconda proposta «mitigata» della tettoia. Nel primo caso a marzo si segnalava «la necessità di stralcio dell’area denominata NE11, a destinazione produttiva, immediatamente a ridosso dell’abbazia di San Benedetto».

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