Case di riposo, sempre più ospedaliE a Bergamo serve un coordinamento

Un’authority che abbia un ruolo di coordinamento tra l’Asl, le Rsa, le Fondazioni, le associazioni e i piani di zona dei Comuni, per tentare di ridurre la mancanza di integrazione tra servizi e per far fronte a disomogeneità e sperequazioni nella distribuzione territoriale delle strutture in provincia di Bergamo. La chiede il direttore generale dell’Asl di Bergamo, Silvio Rocchi, raccogliendo le riflessioni degli intervenuti alla presentazione del «1°quaderno di epidemiologia sociosanitaria» dell’Azienda sanitaria locale. E le Rsa - rileva - diventano sempre più ospedali psichiatrici.Proprio Silvio Rocchi ha elencato numeri e dati sullo stato attuale e sulle prospettive delle case di riposo a Bergamo e in provincia, rilevando come le residenze sanitario-assistenziali finiscano per svolgere un compito che in passato era degli ospedali psichiatrici, abbiano necessità di sempre maggiori specializzazioni e si trovino degli ospiti che «sono da considerare veri e propri pazienti».Riflessioni condivise, quelle di Rocchi, con i sindaci. Roberto Bruni, sindaco di Bergamo, ha anche auspicato una legge sulla non-sufficienza per sostenere i pesi economici che gravano sulle comunità locali. La sfida condivisa è quella di riportare ad unità sul territorio il livello politico e decisionale, garantendo un maggior coordinamento, come ha sottolineato il presidente del consiglio di rappresentanza dei sindaci Mirio Bocchi. La proposta dell’Authority va in questa direzione.I DATI DELL’ASL - Lo studio presentato dall’Asl è dedicato agli indicatori gestionali e all’analisi della popolazione ricoverata nelle Rsa. In evidenza il fenomeno della comorbilità, cioè dell’incidenza di più patologie sugli stessi soggetti-ospiti della casa di riposo del Gleno e delle circa 50 strutture simili in provincia. Secondo i dati a disposizione dell’Asl, rilevati al 31 dicembre 2004, la demenza, tipica della senilità, rappresenta il 53,7% delle patologie presenti tra gli anziani ospiti. Ma la demenza è seguita dalle psicosi, al 13,3%, dai disturbi nevrotici al 12,6 e, in percentuali più basse, dalle degenerazioni cerebrali, all’1,7, dagli stati psicotici organici, all’1,1 e dai disturbi di personalità (1%). Vi sono inoltre dati eloquenti per quanto riguarda le diagnosi degli ospiti, che mediamente sono 6 per ogni soggetto, a riconferma della coesistenza di più morbi. Sul totale degli 864 ospiti che nel 2004 sono stati sottoposti a sei diagnosi, nell’81% dei casi la diagnosi è stata di tipo psichiatrico; ha riguardato invece l’apparato circolatorio al 54%, quello muscolo-scheletrico al 34%, gastrointestinale al 32%, e di tipo neurologico al 32%. Percentuali che non danno come somma 100 perché riguardano tipologie di diagnosi cumulate dallo stesso soggetto. (04/03/2006)

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