Chignolo, l’omicidio di Eddy
Chiesto un maxi risarcimento

«Aver visto l’imputato in aula, in buono stato di salute, mi ha fatto male. Lui era lì, mentre mio figlio non c’è più. Me lo hanno ammazzato e non ne conosco il motivo». Sono parole di Ramona Castillo, la mamma di Eddy, il 26enne massacrato di botte a Chignolo d’Isola.

«Aver visto l’imputato in aula, in buono stato di salute, mi ha fatto male. Lui era lì, mentre mio figlio non c’è più. Era una persona buona, me lo hanno ammazzato e ancora non ne conosco il motivo». Sono parole di dolore quelle di Ramona Castillo, la mamma di Eddy, il ventiseienne di Almenno San Bartolomeo massacrato di botte e trovato cadavere poco distante dalla discoteca Sabbie mobili, vicino al campo di via Bedeschi a Chignolo d’Isola, il 16 gennaio del 2011.

Ramona Castillo con i suoi tre figli (due ragazze e un ragazzo) ieri si è presentata all’udienza preliminare a carico di Nicola Comi, l’operaio di Carvico, 32 anni, accusato di essere l’omicida.

Mamma e fratelli di Eddy si sono costituiti parte civile e per tramite del loro avvocato, Adele Cammareri, hanno già formalizzato una richiesta di risarcimento: 450 mila euro per la madre della vittima e 300 mila euro per ciascun fratello, in tutto un milione e 350 mila euro.

L’imputato, tramite il suo legale Marco Rillosi, ha chiesto e ottenuto dal gup Patrizia Ingrascì di essere giudicato con il rito abbreviato, condizionato all’esame di due testimoni: un maresciallo dei carabinieri di Treviglio che si è occupato delle indagini e il biologo Marzio Capra, che ha eseguito una perizia riguardante il dna sotto le unghie della vittima e su alcuni indumenti.

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