Covid in Italia, reparti sulla soglia d’allerta del 15%.I casi tornano a 100mila

I dati nazionali Tornano a salire i ricoveri ospedalieri di pazienti Covid e toccano a livello nazionale, nei reparti ordinari, la soglia di allerta fissata al 15%.

Un campanello d’allarme, dal momento che proprio l’occupazione degli ospedali è uno dei parametri fondamentali per il monitoraggio dell’epidemia. L’occupazione delle terapie intensive è invece, per ora, sotto la soglia nazionale di allerta del 10%, con l’unica eccezione della Calabria. A preoccupare è inoltre l’aumento dei casi giornalieri che martedì 29 marzo si riavvicinano a quota 100mila, un numero registrato l’ultima volta lo scorso 22 marzo e, prima ancora, lo scorso 8 febbraio. Mentre si mantiene alto il numero delle vittime, ben 177.

Gli ospedali in Italia

La fotografia della situazione degli ospedali italiani, aggiornata al 28 marzo, arriva dall’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas). L’occupazione dei posti nei reparti di ’area non criticà da parte di pazienti Covid, segnala dunque l’Agenas, risale al 15% in Italia (un anno fa era al 43%) e nelle ultime 24 ore cresce in 9 regioni, superando in sette il 20%. Si tratta di Abruzzo (21%), Calabria (34%), Umbria (32%), Basilicata (28%), Sicilia (25%), Marche (23%) e Puglia (21%). L’occupazione delle terapie intensive, invece, è stabile al 5% a livello nazionale a fronte del 40% raggiunto un anno fa, ed è sotto il 10% in tutte le regioni, eccetto la Calabria dove sale di 2 punti percentuali e raggiunge il 12%. E la crescente occupazione degli ospedali riflette l’aumento dei casi, che si conferma anche oggi. Sono infatti 99.457 i nuovi contagi da Covid nelle ultime 24 ore secondo i dati del ministero della Salute. Ieri erano stati 30.710. Le vittime sono invece 177, in aumento rispetto alle 95 di ieri. Il tasso di positività è al 15%, in aumento rispetto al 14,5% di ieri, e negli ospedali sono 487 i pazienti in terapia intensiva, stabili rispetto a ieri. I ricoverati nei reparti ordinari sono invece 9.740, ovvero 244 in più di ieri.

Preoccupa il Veneto

Tra le Regioni dove si è registrato un più evidente balzo dei contagi figura il Veneto, che torna a sfiorare la quota dei 10.000 nuovi contagi in sole 24 ore, ma il dato è probabilmente «gonfiato» dagli esiti dei tamponi non processati nella giornata di domenica. Tuttavia, nelle case di riposo della Regione si assiste a una recrudescenza del virus, e su 30 mila ospiti si contano circa mille positivi, ha segnalato l’assessore regionale alla Sanità Manuela Lanzarin. L’assessore ha però specificato che la situazione non è preoccupante e l’impatto non invasivo: «Sono pazienti pauci-sintomatici - ha spiegato - che non hanno bisogno di ricovero ospedaliero. Questo denota, però, che le persone fragili sono quelle che hanno più facilità a contrarre il virus».

L’invito alla prudenza

In questo contesto, rinnova un invito alla prudenza l’infettivologo Massimo Galli. È un dato di fatto, spiega, che Omicron 2 si stia mostrando «rapidamente in grado di sostituire Omicron 1, con una velocità che delta e alfa non avevano». Per questo «si sta velocemente, non gradualmente, sostituendo alla 1 e sostiene in tutta Europa un nuovo incremento di casi di Covid-19. E quando i casi sono tanti, anche se la variante non è molto cattiva, corrispondono a un aumento di ospedalizzazioni, anche in intensiva». Dunque, avverte, «credo in questo momento ci sia ancora ragionevolmente da considerare la tutela della salute, oltre all’esigenza di aprire tutto». Tanto più che «sappiamo che sulla variante omicron, sia 1 che 2, la capacità del vaccino di contenere l’infezione è limitata». Anche negli Stati Uniti, la contagiosissima variante omicron BA.2 è diventata ora predominante, come confermato dai Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie Cdc. I dati rivelano che alla fine della scorsa settimana i casi di Covid attribuiti a questa variante hanno rappresentato il 54,9% di tutte le nuove infezioni mentre nel Nord-Est del Paese la BA.2 sta causando il 70% dei nuovi casi.

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